«Io, trattato come un delinquente»

Parla Omar Rasera, l’automobilista ammanettato e legato, sebbene non fosse in arresto. «Ma ammetto, ero ubriaco»


di Mario Bertoldi


BOLZANO. «Non dimenticherò mai come venni trattato. Ero già sotto shock per l’incidente stradale che mi era capitato nel cuore della notte, venni accompagnato in Questura per l’alcoltest. Sapevo di aver bevuto ma non opposi alcuna resistenza. Volevo però telefonare alla mia fidanzata ad Ora per rassicurarla che stavo bene. Non mi venne permesso e mi trovai richiuso in una stanza in Questura, sbattuto a terra, ammanettato e legato». E’ questo il drammatico racconto di Omar Rasera, 32 anni, ex tecnico di ascensori e grande appassionato di arti marziali. Oggi si guadagna da vivere facendo l’istruttore di lotta e lavorando nei fine settimana per una società di security. Non è mosso da sentimenti vendicativi nei confronti dei poliziotti. «Io ho sempre rispettato la divisa. Quella notte avevo bevuto troppo, ma non meritavo proprio di essere trattato in quella maniera...Prima di lasciare la Questura dopo un’ora e mezzo da incubo lo dissi in faccia a tutti: ora vi denuncio. E lo feci».

Come iniziò la sua disavventura quel 17 febbraio di quattro anni fa?

«Avevo trascorso la notte con gli amici allo Juwel. Mi resi conto di aver bevuto troppo. Non reggo l’alcol anche perchè non sono abituato. A Bolzano sud alla rotonda nei pressi dell’aeroporto tirai dritto. Per fortuna andavo molto piano. La macchina sbandò e finì in un campo, incendiandosi.Io uscii illeso e chiamai personalmente polizia e pompieri».

La polizia però la portò in Questura...

«Sì, i poliziotti si resero conto delle mie condizioni e mi dissero di salire sulla loro auto perchè dovevo essere portato in Questura per l’alcoltest. Io accettai senza reagire. Non potevo certo scappare. Mi portarono in Questura, mi fecero soffiare per due volte nell’apparecchio. Mi dissero che ero fortemente ubriaco (2,1 grammi di alcol per litro di sangue, ndr). Ma io ero tranquillo sino a quando non mi rinchiusero in una cella...»

In realtà si sarebbe trattato di una sala d’attesa protetta...

«Una sala d’attesa? Era senza finestre e con la porta blindata chiusa a chiave. Mi dissero che dovevo aspettare lì e mi chiusero dentro. Dall’interno iniziai a bussare sulla porta. Volevo uscire e fare una telefonata alla mia ragazza. Sapevo che sarebbe stata in pensiero non vedendomi rientrare. Io non ero in arresto e non capivo perchè avrei dovuto restare in quella stanza chiuso dentro. Così iniziai a protestare prendendo a calci la porta...Dopo pochi minuti entrarono in sei. Venni gettato a terra, mi ammanettarono con le mani dietro la schiena, mi levarono le scarpe e mi legarono i piedi con del nastro isolante. Poi mi sollevarono di peso e mi portarono in un’altra stanza»

Lei nel frattempo urlava e si dimenava?

«Io continuavo a chiedere: perchè mi fate questo? Non sono un delinquente. Certo avevo bevuto e ho sbagliato ma non riuscivo proprio a capire il perchè di tanta aggressività»

Le immagini delle telecamere dimostrano però che nessuno l’ha picchiata...

«Beh, io mi ricordo che nel trambusto qualche colpo allo stomaco lo presi. Quando quella mattina mi recai in ospedale , dopo la denuncia presentata ai carabinieri, mi riscontrarono contusioni multiple in diverse parti del corpo e lesioni ai polsi provocate dalle manette molto strette oltre ad uno zigomo contuso».

Quando la liberarono cosa le dissero?

«Mi tirarono addosso le scarpe che mi avevano tolto e mi dissero di andarmene. Io dissi ai presenti che avrei sporto denuncia».

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