Ipes, è emergenza alloggi Il cda: «No ad altri bandi»

Il presidente Pfitscher: «La vecchia formula era più trasparente e rapida» Si allunga la lista d’attesa in città: 304 richieste con più di 25 punti solo nel 2013


di Massimiliano Bona


BOLZANO. La bocciatura del terreno oltre via Resia, dove Dalle Nogare & Co. avrebbero voluto realizzare 100 alloggi per un affare da 25 milioni, complica seriamente i piani all’Ipes. Ieri si è tenuta una seduta del dda e il presidente Konrad Pfitscher ha ammesso la necessità «di parlare a breve con la Provincia per valutare che strada imboccare. Non escludo che per la modalità di assegnazione delle aree si possa tornare al passato:il vecchio sistema era più trasparente». Scartata anche l’idea di indire rapidamente un nuovo bando. «Per farne uno - spiega il presidente dell’Ipes - ci vogliono sei-sette mesi al meno e poi, come questa volta, si rischia di non approdare a nulla di concreto». Ma veniamo ai numeri che confermano l’emergenza di alloggi sociali in città, dove l’Ipes già ha circa 7 mila dei suoi 13 mila appartamenti. Complice la crisi, che ha colpito soprattutto le fasce a reddito medio-basso, c'è stata un’impennata di domande. Solamente quest'anno i richiedenti con oltre 25 punti (famiglie con particolari difficoltà abitative) sono saliti a 304. Anche togliendo una quota parte significativa di extracomunitari, che hanno graduatorie separate e hanno diritto al 10% degli alloggi assegnati, solo per il 2013 bisognerebbe evadere 180 richieste. A ciò si aggiungono dalle 100 alle 150 richieste di cambio alloggio già approvate dall'Ipes e circa 40 appartamenti da destinare al ceto medio. «Servirebbero dai 320 ai 370 alloggi - ammette Pfitscher - ma di questo passo, a Bolzano, per metterci in pari servirà inevitabilmente qualche anno». Sperando che la crisi, nel frattempo, non morda più. E che non ci sia un’ulteriore impennata di domande nel 2014. Gli alloggi vuoti nel capoluogo attualmente sono 320, ma l'Ipes sta lavorando in circa 120 appartamenti in modo tale da riuscire a renderli disponibili in un lasso di tempo ragionevolmente breve. «Solitamente servono 2 mesi per il ripristino di un appartamento e 6 mesi per un risanamento completo, dovuto a molteplici ragioni, compresa ovviamente l'usura». La palla passa ora al vicepresidente della giunta provinciale Tommasini, che potrebbe anche decidere - vista l’emergenza - di tornare al vecchio sistema di assegnazione dei terreni, nel quale i Comuni facevano le varianti al Puc e l’Ipes si limitava a costruire.

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