Ipes: artigiani verso il patteggiamento

L'inchiesta sullo scandalo Ipes è ad una svolta. La proroga per alcuni degli indagati scadrà in maggio, ma nel frattempo saranno definite le posizioni di alcuni degli indagati


Mario Bertoldi


BOLZANO. L'inchiesta sullo scandalo Ipes è ad una svolta. La proroga ottenuta dalla Procura per alcuni degli indagati scadrà in maggio. Nel frattempo però saranno definite le posizioni degli indagati per i quali la magistratura non ha chiesto altre indagini. E qualcuno è pronto a patteggiare. La posizione processualmente più delicata è quella di Mirco Moser, l'imprenditore al centro di centinaia di intercettazioni dei carabinieri ed indagato su due fronti, quello dei prestiti a tassi usurari e quello delle microtangenti che avrebbero regolato il flusso dei lavori alle varie ditte che già facevano parte della «griglia» delle aziende abilitate a lavorare per l'Ipes.

La confessione resa nel corso dell'inchiesta ha fatto da battistrada per tutta la prima parte delle indagini. «Si pagava per lavorare perchè questo prevedeva il sistema con cui veniva gestita l'assegnazione dei lavori di manutenzione all'Ipes» disse l'imprenditore che ora starebbe valutando attentamente la possibilità di chiudere il proprio contenzioso con la giustizia nella maniera più soft possibile. Nulla però è ancora stato deciso ma Moser potrebbe tentare di ottenere dai giudici diverse attenuanti proprio per aver, sostanzialmente, svelato ai giudici come si doveva operare per assicurarsi gli appalti per i lavori di manutenzione del patrimonio immobiliare dell'ente.

«Quella del patteggiamento è sicuramente un'ipotesi - puntualizza l'avvocato difensore Nicola Nettis - ma è ancora prematuro prendere una decisione in tal senso nè sondare la disponibilità della Procura ad una soluzione processuale vantaggiosa. Bisognerà prima attendere la conclusione del pubblico ministero. Una cosa però è già certa: l'ipotesi patteggiamento potrà essere presa in considerazione eventualmente solo per le imputazioni relative alla vicenda Ipes. Sul fronte dell'usura, ritengo che si andrà sicuramente ad affrontare l'eventuale processo». Un altro indagato che potrebbe prendere in considerazione l'ipotesi del patteggiamento è Peter Kritzinger, uno dei funzionari Ipes arrestati all'epoca dei primi giorni dell'inchiesta. Sarebbe stato infatti proprio Peter Kritzinger l'uomo di riferimento all'interno dell'ente per molti imprenditori e artigiani disposti a pagare per ottenere l'assegnazione dei lavori.

E' invece ancora non ben definita sotto il profilo processuale la posizione dell'ingegner Gianfranco Minotti (direttore dell'ufficio tecnico centro-sud dell'Ipes), raggiunto da un'informazione di garanzia a novembre in occasione della richiesta di proroga delle indagini depositata dal pubblico ministero Axel Bisignano. La comunicazione inviata al dirigente Ipes fa riferimento ai reati di corruzione e abuso d'ufficio in concorso. E' molto probabile che la posizione dell'ingegner Minotti sia strettamente correlata a quella di Stefano Grando (altro funzionario pesantemente coinvolto e finito anche in carcere nel corso dell'inchiesta) e Peter Kritzinger. Per il momento non è noto cosa possa aver coinvolto processualmente il direttore Minotti per il quale peraltro la Procura, a differenza dei funzionari Grando e Kritzinger, non ha ritenuto di dover chiedere la custodia cautelare.

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