Ipes, la Deeg boccia i 10 anni ma la stretta sui criteri arriverà 

Welfare. L’assessora: su oltre 400 assegnazioni, le residenze sotto il decennio sono state 10 nel 2017 e 21 nel 2018 Le sue proposte: «Affitto minimo a tempo e 4 anni di lavoro come criterio». La Lega rilancia e chiede un gruppo di lavoro


Francesca Gonzato


Bolzano. Arriva da Waltraud Deeg, cioè dall’assessora interessata, il gelo definitivo sui dieci anni di residenza, invece di cinque, chiesti dalla Lega per entrare negli appartamenti dell’Ipes. La prima reazione è di metodo: «Preferirei che parlassero con me e con i colleghi della Svp prima di farlo altrove». E questo riguarda l’annuncio di Carlo Vettori, capogruppo della Lega, durante l’incontro di sabato con Andrea Crippa (vice segretario nazionale), in cui era stato dato per fatto l’accordo con la Svp. Waltraud Deeg ha chiesto ieri un approfondimento agli uffici e lo scetticismo diventa dettagliato. Questo non significa che non arrivi una stretta sull’Ipes. Ci sarà e l’assessora anticipa le sue proposte. Nonostante l’imbarazzo in maggioranza, la Lega tiene duro sui 10 anni e sul «patentino a punti» per l’inquilino Ipes: penalizzazioni in caso di comportamenti irregolari, fino alla revoca dell’alloggio. «La settimana prossima avremo un tavolo di lavoro», fa sapere l’assessore Vettorato. I quattro eletti ribadiscono: «Il provvedimento è inserito nell’accordo di maggioranza: la misura vuole tutelare chi in Alto Adige vive, lavora e contribuisce da parecchi anni al benessere del territorio».

La strategia Deeg

Waltraud Deeg è entrata ieri in Consiglio con i dati appena raccolti dagli uffici. «L’assegnazione delle case Ipes è un tema, ma il problema non sono i cinque o dieci anni. E sapete perché?». Perché? «Su oltre 400 alloggi assegnati ogni anno, nel 2017 solo 10 riguardavano assegnatari con meno di dieci anni di residenza, tra tutte le graduatorie di cittadini italiani-Ue e non Ue. Nel 2018 le assegnazioni sono state 21. Decisamente non vedo un tema». Nel disegno di legge sulla edilizia abitativa Waltraud Deeg proporrà comunque una revisione dei criteri. Tra le novità in discussione, un meccanismo di gradualità dell’affitto per chi ha diritto al canone minimo: «C’è il rischio che il canone minimo vega vissuto come uno status permanente. È invece importante stimolare la voglia di migliorare la propria condizione». Attualmente gli stranieri extra Ue per presentare domanda all’Ipes devono soggiornare continuativamente da almeno 5 anni in provincia e avervi svolto attività lavorativa per almeno tre anni. «Si potrebbe pensare di portare a quattro anni il requisito del lavoro, gli uffici riferiscono che funziona bene a livello di integrazione». C’è poi il punteggio che premia le famiglie numerose, pure criticato. «Pensiamo di limitare il punteggio al nucleo di genitori e figli. Se poi ci sono nonne e zie, non incideranno», ancora Deeg. E poi anche per l’ Ipes varrà l’Isee, la dichiarazione patrimoniale.

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