Ippoterapia per disabili a ritmo di musica country

Gianni Pontarelli è medico di base e amante dei cavalli: ha creato un nuovo progetto con Aias per i ragazzi disabili. E ha anche pubblicato un album


di Fabio Zamboni


BOLZANO. Felicità è realizzare un sogno. Ma se uno, di sogni, ne ha parecchi, anche coltivandoli part time può ottenere delle belle soddisfazioni. È il caso di Gianni Pontarelli, laziale d'origine e altoatesino d'adozione, che è assolutamente felice del modo in cui tiene in equilibrio le sue passioni: medico di base a Oltrisarco con tanti pazienti che in buon numero sono diventati anche amici, musicista country con (l'immancabile) nome d'arte di Johnny Ponta, nel suo piccolo ranch di Salorno ha concretizzato pure l'altra sua passione, quella per i cavalli.

Dopo aver partecipato per anni a gare di reising (la disciplina equestre che porta il cavaliere a far compiere al cavallo varie figure obbligate) ora pratica l'ippoterapia in collaborazione con l'Aias (associazione spastici, di cui è consigliere) e con la Lebenshilfe.

Ci racconta la sua curiosa storia dentro la casa-ranch che sta finendo di costruire a due passi dalla stazione ferroviaria di Salorno, casa battezzata Maval come il titolo del suo primo album: «Sono qui in Alto Adige da vent'anni. Sono nato e cresciuto in provincia di Frosinone, a Valle Maio - paese le cui iniziali formano il termine Maval, a indicare una voglia di Heimat ricostruita 600 km più a nord - e come medico ho studiato a Roma, specializzandomi in chirurgia d'urgenza al pronto soccorso. Come musicista sono autodidatta, adoro Johnny Cash e John Mayer e collaboro con vari musicisti locali. Sono stato anche finalista al concorso regionale Pavanello. Per quanto riguarda i cavalli, è una passione precoce: sono cresciuto avendo un'asina come compagna di giochi, passato ai cavalli ho partecipato a tante gare di reising e ho ottenuto vari attestati prima di avviare i corsi di ippoterapia, per aiutare i disabili». Ma come è capitato quassù? «Avevo sposato da poco Petra, che è austriaca, e allora ho cercato lavoro in Trentino Alto Adige, anche per avvicinarla al suo Paese. L'ho trovato prima a Lavarone come guardia medica turistica estiva, poi a Trento, a Merano e infine a Bolzano nel 1999. Nel capoluogo provinciale ho preso il patentino e ho messo radici, scegliendo poi Salorno per la facilità di realizzare il mio progetto e per la sua centralità rispetto alla regione. Ma ho lavorato anche a Innsbruck nel settore dei trapianti. Dal 2002 sono medico di medicina generale a Oltrisarco». La passione per la musica nasce invece quando e dove? «Avevo 10 anni quando ho scritto la mia prima canzone. Al country sono arrivato grazie al mio amico bolzanino Paolo Conci, che mi ha fatto scoprire Johnny Cash. Ma la vera vocazione è nata sulle tracce di un nonno che era vissuto per 40 anni negli Usa, in Indiana. Tracce che ho scoperto solo un anno fa in un viaggio negli States con tutta la famiglia. Lì ho rintracciato parenti che non sapevo nemmeno di avere e musicalmente ho provato l'emozione di passare da Memphis e da altre città-simbolo della musica country». Chitarre dappertutto, cappelli da cowboy, nella rimessa una jeep americana Willys del 1942, una Harley Davidson, alle pareti le targhe di vari stati americani: passione totalizzante? «Beh sì, ma senza esagerare. Americani sono anche i miei due cavalli Quarter, perfetti per il lavoro assieme ai disabili, docilissimi». Ecco, parliamo dell'ippoterapia. «Diciamo che soddisfa l'altra parte del mio carattere, completando il mio lavoro di medico. Assieme all'Aias di cui sono consigliere, aiutiamo i disabili a mettersi in gioco, a cercare un rapporto nuovo con gli animali - anche con i miei tre cani di razza pastore australiano - e infine a trovare una sicurezza nuova. Naturalmente è un'attività part time, anche se sto finendo di allestire spazi nuovi per sviluppare progetti anche in residenza, con ospitalità per gli addetti ai lavori». Per quanto riguarda la musica, è da poco uscito l'album "Maval". «È stato il mio regalo per i miei cinquant'anni, ma l'ho fatto un po' anche per i miei figli. Sono nove canzoni con testi originali in italiano, nei quali racconto storie vissute e storie immaginate». Ma fra tutte queste attività ce n'è una che scatena più ambizioni rispetto alle altre? «Il sogno, che sogno resterà, potrebbe essere quello di diventare un famoso musicista. Ma io sono felice di poter vivere ogni giorno le mie passioni e la mia famiglia come sto facendo ora. Diciamo che ho qualche obiettivo più raggiungibile rispetto al fatto di diventare una rockstar: sotto Natale mi piacerebbe cantare al Teatro Cristallo in un evento organizzato con l'Aias. Ci stiamo lavorando...».

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