Irina, a diciotto anni lotta per un trapianto «La mia vita in bilico»

La studentessa meranese, in dialisi, ha bisogno di un rene A dicembre è stata colpita da meningite da meningococco


di Alan Conti


BOLZANO. Ha due occhi che ti spiazzano e ti racconta di un dramma come se ti dovesse spiegare i pericoli dell'ultimo compito in classe di matematica. Calma, con quel velo di imbarazzo che ogni tanto la sua età porta con sé, ma senza paura.

Irina Chizzali è una ragazza meranese di 18 anni, studentessa alla scuole professionali Fos in riva al Passirio, che lo scorso dicembre si è vista ribaltare la vita da una malattia: sottile e perfida.

Si chiama meningite da meningococco e si manifesta con febbre, mal di testa, nausea o vomito: sintomi piuttosto generici.

Irina si presenta due volte all'ospedale: la prima le viene diagnosticato un forte stato febbrile, la seconda una possibile allergia. La terza volta la situazione è critica, quasi disperata: entra in coma, rimane attaccata alla vita e riesce a sconfiggere il male e rialzarsi.

Niente da fare, però, per i reni attaccati in modo serio dal morbo, la dialisi è inevitabile. A maggio la sentenza definitiva: è necessario un trapianto.

Lo farà grazie alla donazione di un familiare, per questo da sei mesi si sottopone ad analisi e approfondimenti, tra Innsbruck (dove verrà effettuato l'intervento) e l'Alto Adige: nel frattempo continua la dialisi con tutte le difficoltà che questa comporta, in particolare per un'adolescente.

E te lo racconta. Sempre con lo sguardo tranquillo.

«Sono sincera: quella che sto conducendo è una vita molto difficile. Le cure mi occupano tantissimo tempo e non me ne rimane più molto per vedere i miei amici o anche solo fare sport. Ci sono giorni in cui vado a lezione fino alle 13 e dopo sono in dialisi fino alle 17. Conciliare le due cose è molto complesso: mi impegno tutti i giorni per riuscirci. Fino a luglio dovevo andare all'ospedale di Bolzano, fortunatamente da qualche mese posso andare anche a Merano e le cose si sono semplificate».

Difficile trovare le forze per fare molto altro, anche perché dopo le sedute ci si sente svuotati.

«Dopo la terapia sono generalmente stanchissima. Vado a casa, mangio qualcosa e guardo un poco di televisione. Non riesco a fare molto di più prima di crollare a dormire. D'altronde fare la dialisi tre volte alla settimana per quattro ore è dura».

Intanto Irina si prepara al trapianto.

«Il cammino è lungo. Sei costantemente monitorata, devi continuamente sottoporti ad esami di ogni tipo. Al cuore, al sangue e a tutto il corpo. E' un percorso anche molto dilatato nel tempo. Ci vuole pazienza, anche perché la trafila burocratica rallenta un poco il percorso. A volte fa arrabbiare, ma bisogna accettarlo e cercare di guardare avanti con fiducia».

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