Irpef, la pagano dipendenti e pensionati 

Lavoro dipendente, reddito medio di 22.169 euro. In Alto Adige le due categorie contribuiscono al 78% del gettito totale


di Maurizio Dallago


BOLZANO. Il 78,8% del gettito Irpef in Alto Adige proviene dalle tasche dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Nel 2016 i contribuenti altoatesini hanno pagato un’imposta totale di 1,8 miliardi di euro. E per tale cifra il 59,2% deriva da redditi da lavoro dipendente e il 19,6 per cento da pensionati. L’86,2% dei redditi prevalenti da lavoro dipendente e il 93% dei redditi da pensione rimane sotto i 35.000 euro lordi, con il 36,6% dei redditi da lavoro autonomo abituale con partita Iva che è sotto questa soglia. Sono alcuni dei dati elaborati dall’Istituto promozione lavoratori (Ipl) sui dati del Mef relativi all’Alto Adige. «Dietro a tali cifre spesso vi sono anche fenomeni di evasione ed elusione fiscale che anche a livello locale devono essere contrastati», afferma la presidente Ipl, Christine Pichler.

L’Irpef è l’imposta che interessa la maggior parte dei cittadini, nonché quella che fornisce la quota maggiore di gettito alle casse pubbliche: 155 miliardi di euro in tutta Italia, di cui 1,8 miliardi solo in provincia di Bolzano. Ma chi paga l’Irpef in Provincia di Bolzano? E di che importi si parla? L’Ipl ha cercato di dare risposta a queste domande mostrando su chi gravi il maggior carico fiscale in Alto Adige.

«Questa analisi si è basata sul reddito prevalente, cioè quello di ammontare più elevato tra i redditi percepiti dai contribuenti», spiega il ricercatore Ipl, Luca Frigo. Questo significa che se un contribuente ha due o più tipologie di reddito, egli viene classificato solo nella categoria per la quale percepisce il reddito maggiore. «È evidente che, specie per lavoratori dipendenti e pensionati, quello prevalente è molte volte anche l'unico reddito percepito», chiarisce Frigo.

I contribuenti altoatesini hanno dichiarato prevalentemente redditi da lavoro dipendente o da pensione: rispettivamente il 61,6% e il 28,2%, equivalenti a 248.807 e 113.652 persone. Tali due tipologie di reddito prevalente dichiarato rappresentano da sole l’89,8% dei contribuenti.

Il reddito complessivo medio denota una situazione abbastanza eterogenea: da un lato troviamo i redditi prevalenti da lavoro autonomo abituale con partita Iva che raggiungono l’importo medio di ben 74.565 euro , i redditi da partecipazione in società di persone (44.238 euro) e gli imprenditori (37.008 euro). Dall’altro, troviamo i redditi da pensione con un importo medio di appena 18.435 euro, i redditi da proprietà di fabbricati (8.922 euro) ed i redditi da lavoro dipendente (22.169 euro). Quest’ultima tipologia, come si è visto, rappresenta la quota più consistente di contribuenti. Ad eccezione dei proprietari di fabbricati si può osservare come tutte le tipologie di reddito prevalente abbiano registrato un incremento dell’importo medio per l’anno di imposta 2015 rispetto al 2014. Osservando l’ammontare dell’imposta per tipologia di reddito prevalente, emergono alcuni aspetti chiari: su un’imposta netta complessiva di 1,8 miliardi di euro, più della metà (59,2%, pari a ben 1,1 miliardi di euro) di tale ammontare è corrisposto da lavoratori dipendenti. Circa un quinto di tale imposta proviene dai redditi da pensione (19,6%, pari a 356 milioni di euro). «Dall’analisi emerge che queste due categorie di contribuenti assieme contribuiscono al 78,8% dell’ammontare totale dell’Irpef netta», spiega Frigo.

«L’Irpef è alimentata in maniera considerevole da lavoratori dipendenti e pensionati da un lato perché sono la categoria di contribuenti più numerosa, dall’altro perché tali redditi sono in qualche modo obbligati a pagare interamente tale imposta, mediante il meccanismo della ritenuta alla fonte», evidenzia il direttore Ipl, Stefan Perini. «È risaputo che in Italia il problema dell’evasione e dell’elusione fiscale è particolarmente pronunciato, specie per alcune tipologie di contribuenti che sono più predisposte a sottrarsi al sistema dell’Irpef», continua Perini. Le possibili misure che secondo l’Ipl potrebbero incentivare il pagamento dell’Irpef vanno da un miglior utilizzo delle infrastrutture informatiche, alla creazione di un fisco più equo, fino alla semplificazione della materia tributaria.

Nella recente Legge nazionale di Bilancio 2018, oltre a poche conferme, quali detrazioni fiscali per ristrutturazioni e bonus per il risparmio energetico, non c’è traccia di riforme dell’Irpef. «Mai come prima i tempi sono maturi per avviare una riforma di tale imposta al fine di rendere l’imposta più equa socialmente», chiude la presidente Ipl, Christine.













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