Islamici riuniti al Palaonda per la fine del Ramadan

Il presidente dell’associazione «Il dialogo»: «Ferma condanna per il terrorismo» I musulmani dell’Alto Adige pronti a fare la loro parte nella battaglia contro l’Isis


di Alan Conti


BOLZANO. Al posto del ghiaccio, il musallah, il tappeto da preghiera islamico. Insolito scenario ieri al Palaonda per la cerimonia comune delle comunità musulmane della città dedicata alla fine del ramadan. Sulla pista utilizzata solitamente dall'hockey, dunque, si sono ritrovati gli islamici per un momento religioso importante. I partecipanti, non a caso, sono stati circa cinquecento. «Concludiamo un periodo che è molto significativo – spiega Sami Khallouki dell'associazione “Il Dialogo” - perché privandoci del cibo e di alcuni bisogni essenziali ci rendiamo conto di quello che Dio ci ha donato e reso lecito. Ci indeboliamo davanti a lui e concludiamo questa fase con un momento di raccoglimento, ma anche di festa». È l'occasione anche per prendere le distanze in modo netto dagli attentati degli ultimi giorni, ma anche dall'estremismo religioso. «Noi condanniamo questi episodi. Totalmente e senza tentennamenti. Prima di tutto siamo esseri umani e tutto questo non ha a che fare con l'umanità. Anzi, è un attacco alle persone senza alcuna giustificazione». A Dacca sono morti 9 italiani, ma ci sono anche le croci di Istanbul, Bruxelles e Parigi: una scia di sangue lunghissima e che crea delle difficoltà anche alle comunità islamiche. «Certo, è un nemico che abbiamo in comune e che insieme dobbiamo combattere. Non abbiamo nessuna intenzione di avvicinarci a questo modo estremo di intendere l'Islam perché non ha nulla a che fare con noi». Non a caso il ministro degli esteri Paolo Gentiloni ha sottolineato l'importanza di sentire anche le comunità islamiche al fianco in questa lotta al terrore. «Siamo pronti a fare la nostra parte». L'atteggiamento collaborativo, per la verità, era già stato mostrato dalle associazioni islamiche in occasione dei controlli a tappeto su tutto il territorio per evitare qualsiasi sviluppo estremista. «Più le forze dell'ordine controllano più siamo contenti» aveva detto Zairi Zafhar Zaheere, presidente dell’associazione Pac che coordina le attività del centro di preghiera in via Macello ai Piani. «Sono molto contento quando le forze dell’ordine decidono di fare queste operazioni. La nostra porta è sempre aperta, a qualsiasi ora del giorno e della notte, perché in questo modo ci tuteliamo anche noi. Non vogliamo criminali né fondamentalisti tra noi e non siamo poliziotti in grado di conoscere tutto di chiunque arrivi. Da parte nostra abbiamo un regolamento molto rigido circa l’utilizzo degli spazi di preghiera». Che cosa prevede? «Pretendiamo che gli spazi vengano utilizzati solo ed esclusivamente per la preghiera. Una volta finito chiediamo a tutti di uscire, anche solo per chiacchierare. È una questione di rispetto, ma anche di tutela».

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