MERANO

Kaml, il fondamentalista che a Merano tradiva il padre

Uno degli arrestati faceva parte di una piccola società di padroncini curdi per Bartolini. Il socio Ahmad: «I suoi parenti hanno combattuto come soldati contro l’Isis»



MERANO. «Noi curdi dell’Iraq abbiamo sempre combattuto il fondamentalismo islamico. Vede, si tratta di persone concentrate sul mondo dell’aldilà senza curarsi del bene della nostra terra, ma dall’aldilà non è mai tornato nessuno mentre qui muoiono le persone». Incrociamo Sherko Hassan Ahmad nel parcheggio del deposito della ditta “Bartolini” in zona industriale a Lana. Anche lui è iracheno, anche lui è curdo, ma soprattutto anche lui è socio di una ditta che fa da padroncino per l’azienda di consegne come Hama Mahmoud Kamal: il 31enne arrestato all’interno dell’ex albergo Astoria al civico 29 di via Winkel a Merano.

La società è la Asso snc con sede legale in via Alessandria a Bolzano costituita nel dicembre 2010. Il socio amministratore è Adnan Arbati, cittadino iracheno di 45 anni. I soci semplici, in tutto, sono sei: Kadir Ali Hemin, Mustafa Haidar Ismael Mustafa, Saadi Gharib Alan, Muhammad Salh Muhammad e, appunto, Sherko Hammad Hassan e l’arrestato Hama Mahmoud Kaml. Proprio Kaml è stato l’ultimo ad essere entrato nella società versando una quota di 100 euro il 5 giugno 2014. «Non abbiamo mai avuto nessun sospetto su di lui. Ha una moglie e due figli e si è sempre comportato in modo corretto. Però sa com’è».

Cosa? «Sono tutti tranquilli prima di compiere atti estremi. Difficilmente queste persone si distinguono per essere particolarmente agitate. Agiscono senza destare attenzione, non danno nell’occhio». D’accordo, però voi eravate soci. «Certo, ma la nostra attività lavorativa, ovviamente, nulla c’entra con quello che ognuno fa poi nel privato. Io dico solo che dissento totalmente da queste sue scelte e che la spada del fondamentalismo islamico ha fatto vittime curde in grande quantità».

Ci sarebbe anche un risvolto familiare particolarmente delicato legato proprio a Kaml. «Lui stesso ci ha raccontato che il padre faceva parte dell’esercito curdo che ha combattuto e tuttora combatte l’Isis». Fosse così, dunque, le attività del figlio sarebbero diametralmente opposte a quelle del padre.

In ogni caso Kaml è sempre stato impeccabile sul lavoro. Gli uffici di Bartolini si trincerano dietro il silenzio più assoluto, ma è evidente che in molti sono rimasti sorpresi nel leggere il suo nome tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare.

Nel microcosmo di una piccola società bolzanina, comunque, si mostra la frattura all’interno del mondo curdo che questa operazione anti terrorismo ha portato a galla. Non a caso l’organizzazione guidata dal mullah Krekar mira, in ultima istanza, all’istituzione di uno stato teocratico nel Kurdistan. (a.c.)

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