Kaufhaus, la galassia degli oppositori di Benko

Dal Wwf alla Cgil, dal Vke a Confesercenti, dai Verdi al Movimento 5 Stelle Il comitato: «Non possiamo svendere così la nostra città, si deve votare no»


di Davide Pasquali


BOLZANO. «Kaufhaus Bozen: contrario». «Ripensiamo la nostra città». «La nostra città non è ancora in (s)vendita». Sono gli slogano del comitato anti Benko, schierato per dire no al progetto di riqualificazione urbanistica dell’areale di via Alto Adige. In tanti dicono no «perché sarà valorizzato solo il centro città ai danni dei quartieri»; «perché Benko non fa gli interessi della città ma solo i propri»: «perché i posti di lavoro che crea in casa sua li toglie ad altri quartieri»; «perché il parco storico della stazione ha solo bisogno di essere curato e salvaguardato per noi e per le future generazioni». Si spera che dal 29 marzo a 4 aprile vinca il no.

La nutrita galassia degli anti Benko è quanto mai variegata: Città nostra, Legambiente, Iniziativa per più democrazia diretta, Confesercenti, Comitato “Salviamo la stazione”, Wwf, condominio City Center di via Alto Adige, comitato direttivo Quasicentrum, Vke, lungomare, Akrat, Cgil, “qui la sinistra”, Südtiroler Musikverein, Südtiroler Künstlerbund, Heimatschutzverein, Dachverband für Gemeinwohl Ökonomie Italien, Iniziativgruppe Mühlbachpromenade, professori di unibz, giovani bolzanini vari, cittadini vari, Movimento cinque stelle, Verdi, architetti, ex dirigenti comunali dell’urbanistica, sindacalisti eccetera.

Ieri al Capitol si è presentata la campagna pre referendaria. Si sono stampati manifesti, dépliant. Sugli adesivi, la scritta “WE LOVE BZ NOT BENKO”. Si è pure lanciato un sito web: lovebz.it. Più che una conferenza per la stampa, ieri, si è tenuta un’assemblea per ribadire ulteriormente le innumerevoli perplessità che albergano nel cuore di chi rema contro. Se ne fa innanzitutto una questione per così dire morale, ma i motivi snocciolati sono in realtà estremamente pratici: urbanistici, ecologici, commerciali, sociali, viabilistici, normativi, giuridici, amministrativi. Manca l’informazione, si sostiene, anche dopo le cinque serate informative tenute dal Comune. Perché - questo sostiene il comitato - i tecnici comunali hanno fornito spiegazioni tecniche. Non esaustive. E mancavano i responsabili politici in grado di fornire risposte politiche. Troppe le deroghe concesse al progetto Benko, troppi gli omissis, troppa l’asimmetria informativa tra chi, privati e tecnici, sa come stiano le cose effettivamente, e la popolazione cittadina. Si è criticato, fortissimamente, anche il commissario Penta, reo secondo gli anti Benko di aver concesso una consultazione popolare in tema di urbanistica, che in teoria dalla normativa vigente non sarebbe ammessa. E si è criticato il fatto che lo stesso commissario abbia detto: se vince il sì, il Kaufhaus si fa; se vince il no, la palla passa al prossimo consiglio comunale.

Molto si è puntato sul fatto che dei cento milioni di euro promessi da Benko, in realtà nelle casse comunali ne entreranno molti meno, perché il grosso servirà per realizzare le infrastrutture pubbliche.

Il tasto forse più battuto ha riguardato però il commercio. Sintetizza Peter Prossliner dell’Akrat: «Dall’apertura del raddoppio del Twenty si sentono già le ripercussioni negative sull’andamento dei negozi dei quartieri limitrofi; prima o poi saranno costretti a chiudere. Questo avrà conseguenze sulla sicurezza pubblica: solo un commercio di vicinato e punti di incontro come bar o centri culturali garantiscono la vita nei quartieri».

Oltre ai grandi temi della società, ci sono anche gli interessi dei privati. Il condominio City Center: «Il tunnel sotto la via Alto Adige non è desiderato dal condominio né gli porterebbe alcun vantaggio».

E Thomas Rizzolli (Unione): «35.000 mq di superficie commerciale significano la morte di tanti negozi, soprattutto nei quartieri non centrali! Un investitore si arricchirebbe a danno di tante aziende a conduzione familiare».

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