Keiko, la "bolzanina" di Tokyo che fa scoprire le Dolomiti ai giapponesi
Sawayama, titolare dell’agenzia viaggi Oiden Tour: «Difronte a certi paesaggi rimangono estasiati». Vive in Alto Adige da 11 anni. Ogni anno porta sulle nostre montagne 400 turisti dal Sol Levante
BOLZANO. «Un giorno una collega giapponese che lavora nel settore turistico in Austria, mi ha inviato la foto di un quadro dal titolo: “Castello tirolese”. Una coppia di giapponesi voleva individuarlo e visitarlo, ma in Tirolo non c’era nulla di simile. Ho fatto una serie di ricerche, ho impiegato giorni per capirlo, anche perché il pittore lo aveva immortalato sul retro, alla fine però ci sono arrivata: era Castel Flavon». È così che quella coppia si è messa in contatto con Keiko Sawayama, 45 anni, giapponese trapiantata 11 anni fa a Bolzano, ed è venuta in Alto Adige. «Sono rimasti qui alcuni giorni e li ho accompagnati al castello. Ci tenevano perché quel quadro lo avevano acquistato quando, tanti anni prima, avevano costruito la loro casa».
La coppia fa parte di uno dei tanti gruppi di giapponesi che ogni anno arrivano in Alto Adige con l’agenzia viaggi Oiden Tour specializzata da e per il Giappone. Laureata in relazioni internazionali, Keiko è approdata in Alto Adige agli inizi degli anni Duemila, dopo che a New York, dove si trovava per perfezionare l’inglese, aveva conosciuto Paolo Gelmo, fotografo bolzanino, come lei appassionato di viaggi. «Ho visto per la prima volta le Dolomiti ed è stato amore a prima vista - racconta - non pensavo che esistesse qualcosa di tanto bello». Dopo quell’indimenticabile vacanza passata a camminare tra le montagne di Alto Adige, Trentino e Bellunesi, Keiko era tornata negli States. Ma ci è rimasta poco: troppo forte il richiamo per quei paesaggi.
E così un giorno è salita sul primo aereo e si è trasferita a Bolzano dove nel frattempo si è sposata con Gelmo ed ha aperto la Oiden Tour che ha un piccoo ufficio in via Carducci e lavora soprattutto su internet.
Keiko ogni anno porta in Alto Adige 3-400 giapponesi che “come era capitato a me, rimangono a bocca aperta, davanti a certi paesaggi mozzafiato”.
Ma i giapponesi non preferiscono le città arte?
«I miei connazionali quando si dice Italia rispondono Roma, Firenze, Venezia. Quando si dice montagna, rispondono Svizzera, perché i tour operator elvetici fanno molto pubblicità nel mio Paese. Io cerco di far loro scoprire le montagne altoatesine, trentine e bellunesi e ogni volta tornano a casa entusiasti. Organizzo viaggi su misura, preferibilmente con piccoli gruppi perché tutto è più semplice. Ho seguito il corso di Formazione per tecnico superiore di agenzia di viaggio e sono accompagnatrice turistica, quindi accompagno personalmente i gruppi nelle escursioni e alla scoperta della buona cucina sudtirolese. I giapponesi non sono mangioni, ma buongustai e questo spiega perché a Tokio c’è il più alto numero di ristoranti stellati del mondo».
Una volta all’anno inoltre organizza un viaggio nel suo paese con i turisti italiani. «In genere in autunno che assieme alla primavera è il periodo migliore in particolare per i colori. Assolutamente da escludere un viaggio in estate perché c’è un’umidità insopportabile».
E al turista italiano piace in genere il suo Paese? «Molto. Gli italiani apprezzano l’ordine, la precisione, la pulizia. Per far conoscere il Giappone non uso i bus turisti, preferisco i mezzi pubblici così s’immergono nella vita vera. Gli italiani in genere rimangono stupidi davanti a masse enormi di persone che si muovono nelle stazioni principali in un clima silenzioso. Sui treni, per fare un esempio, nessuno osa mai usare il cellulare, per evitare di disturbare gli altri viaggiatori».