il futuro

Kompatscher: "Autonomia provvisoria? Noi siamo un vantaggio per l'Italia"

Il governatore interviene nel dibattito aperto dall'editoriale del direttore Alberto Faustini Leggi l'editoriale di Faustini Il dibattito, interventi e interviste


di Arno Kompatscher


Innanzitutto vorrei cominciare dichiarando il mio stupore e la mia soddisfazione: quando è cominciata sulle pagine di questo quotidiano la serie di riflessioni sull’autonomia non immaginavo che il numero degli interventi sarebbe stato così alto. E, a quanto mi dice il direttore, la serie potrebbe proseguire ancora a lungo. A questo punto non si può più parlare di “effetto Porta a Porta”: non è l’indignazione per gli attacchi all’autonomia che ci accomuna, ma la consapevolezza che questa possibilità di autogoverno ci spetta, che ce la siamo guadagnata e che l’abbiamo gestita bene.

Chi ci guarda dall’esterno riconosce al primo colpo che abbiamo saputo amministrare bene. La cosa strana è che alcuni pensano che avrebbero dei vantaggi se a noi le cose andassero peggio. È vero esattamente il contrario: noi non siamo il problema, potremmo anzi essere la soluzione. Questo è il messaggio che quest’anno ho ripetuto in tutti i possibili contesti, l’idea che mi ha spinto a migliorare la collaborazione con le regioni virtuose che, se avessero più autonomia, crescerebbero di più a tutto vantaggio del Paese.

Ma non fermiamoci all’Italia: credo fermamente che l’Alto Adige/Sudtirolo sia un modello per tutta Europa. L’era degli Stati nazionali così come li consociamo è finita, è l’ora dell’Europa delle regioni. Per questo stiamo costruendo, insieme a Trento e Innsbruck, una regione europea che sarà punto di riferimento per il futuro e ci permetterà di ampliare ulteriormente l’autonomia provinciale. Nella stessa direzione va la partecipazione alla Macroregione alpina, una comunità di interessi delle regioni alpine che – indipendentemente dagli Stati a cui appartengono - porteranno avanti insieme le loro istanze.

Mi è stato chiesto se per caso non sia impazzito, a voler spezzettare l’Europa in porzioni sempre più piccole - le regioni appunto. A questo rispondo che viviamo in tempi in cui la resilienza e la capacità di adattarsi a situazioni sempre nuove, assumendo sempre nuove forme, possono fare la differenza. È chiaro che le regioni non sostituiranno gli Stati, che continueranno ovviamente ad esistere. Ma bisogna riconoscere che abbiamo bisogno di più Europa per affrontare i problemi grossi, direi planetari e globali, e di un ruolo rafforzato delle regioni per affrontare i problemi più piccoli, per essere vicini al cittadino nella sua vita quotidiana.

Questa è la visione, che naturalmente da sola non basta. In questi mesi di contatti e continui confronti con il governo di Roma e le istituzioni di Bruxelles, con le parti sociali, il mondo economico, le organizzazioni ed i singoli cittadini, abbiamo affinato anche una strategia. Innanzitutto abbiamo lavorato con energia per assicurare l’autonomia a livello finanziario. Il patto di garanzia stipulato con il governo Renzi è una pietra miliare per diversi motivi. Da un parte mira a definire il contributo al risanamento dello Stato per i prossimi anni: è come se fossimo passati dal tasso variabile, che cambia a seconda di fattori che non possiamo controllare (come il debito pubblico italiano), al tasso fisso. Questo ci permette una maggiore programmazione della spesa, ovvero di esercitare più pienamente il nostro autogoverno. Dall’altra il patto di garanzia ha ancorato ancora di più la questione altoatesina a livello internazionale: il governo italiano si è impegnato davanti all’Austria a trattare con la Provincia di Bolzano eventuali modifiche.

Il prossimo passo riguarda le competenze. La Giunta ha creato un gruppo di lavoro per elaborare un disegno di legge che arriverà in Parlamento nell’estate del 2015 e renderà inattaccabili le competenze.

Contemporaneamente prenderà il via la “Convenzione per l’Alto Adige-Sudtirolo”. È un nome solenne per definire un contesto che, in un processo di partecipazione, avrà il compito di definire le modifiche allo Statuto necessarie per costruire il futuro che vogliamo. In questa fase entreranno in gioco temi che riguardano il futuro ruolo di questo territorio come ponte tra nord e sud, il ruolo della Regione e dell’Euregio, la convivenza, lo stesso funzionamento della democrazia in questo territorio e molto altro. Ciò che è importante è che non saranno solo i politici o gli esperti a ridisegnare lo Statuto. Il procedimento che abbiamo in mente richiede il contributo di tutti, anche dei singoli cittadini non organizzati in associazioni o organizzazioni, anche dei nuovi cittadini. Se le voci che si sono espresse sulle pagine di questo giornale sono – come penso - la punta di un iceberg fatto di voglia di contribuire e di lavorare per il bene comune, sarà un successo: lavoreremo insieme a ridisegnare la nostra autonomia, un bene che è di tutti e di ciascuno.

Con questa intenzione, di costruire un’autonomia ma anche una comunità sempre più forte e coesa, colgo l’occasione di augurare a tutti i lettori ed alla redazione un sereno Natale.

 

Arno Kompatscher

 













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