Kompatscher ragiona già da presidente

Il candidato capolista: «Amministrazione pubblica più efficiente. Pronto al dialogo su scuola, toponimi e finanze locali»


di Maurizio Dallago


BOLZANO. Da «outsider» a candidato-principe per la successione a Durnwalder. Arno Kompatscher - classe 1971, figlio di un fabbro, sposato, 6 figli (4 femmine e 2 maschi), sindaco di Fiè allo Sciliar - si ritrova a correre per le primarie per il posto di capolista Svp alle prossime provinciali con la sola opposizione di Elmar Pichler Rolle. Richard Theiner ha gettato la spugna, non prima di aver accusato Kompatscher di averlo paragonato a Berlusconi e di essere stato ripreso da Durnwalder sul tema dell’energia. «Ho cercato di raggiungerlo al telefono, poi con un sms, con l’Obmann è necessario parlarsi a 4 occhi da persone adulte. Mi dispiace che si sia sentito offeso, ammetto la battuta infelice, ma credo sia stata sola la goccia che ha fatto traboccare il vaso: gli chiederò di tornare sui suoi passi», sottolinea il sindaco di Fiè e presidente del Consorzio dei Comuni in questa intervista.

Theiner lancia l’idea di escludere la Sel dalla gare per le concessioni idroelettriche. Durnwalder non è d’accordo. L’energia resta una «patata bollente» per la Svp. Lei che ne pensa?

«Sul tema intendo prima discuterne nel partito. In questa fase il quadro non è del tutto chiaro. Ho le mie idee, che magari coincidono in gran parte con quelle di Theiner, sul piatto diverse opzioni: da una Provincia che scende sotto il 50% nella Sel, al ruolo dei Comuni e dell’azionariato popolare. Oltre alla questione delle gare per le concessioni idroelettriche finite nelle aule del tribunale».

Pusteria - orfana di Durnwalder - e agricoltori Svp hanno manifestato una predilezione per la sua candidatura, prima ancora che Theiner si ritirasse. Se ci aggiungiamo anche il distretto di Bolzano, l’economia e molti tra i sindaci, dalla sua parte si è schierata - anche se non platealmente - una buona fetta del partito. Le basta?

«Non so se gli agricoltori sono dalla mia parte, posso dire che come Consorzio dei Comuni abbiamo collaborato bene con le loro organizzazioni».

Perché lo scorso anno decise di incontrare Matteo Renzi quando venne a Bolzano?

«Un incontro del tutto casuale, certamente ero curioso di conoscere più da vicino il candidato alle primarie del Pd».

Come intende avviare il dialogo con il gruppo italiano?

«Per la riscrittura dell’autonomia- non mi piace parlare di 3° Statuto - ci vuole il coinvolgimento di tutti, qui, in Alto Adige. Domani (oggi, ndr) avrei dovuto andare all’Upad, ma l’appuntamento è rinviato per la scomparsa di Remo Ferretti, andrò nei quartieri. La base statutaria deve restare quella delle tutela delle minoranze etniche, sul resto sono pronto a discutere insieme al gruppo italiano».

Uno dei temi di queste ultime settimane è stata la questione del finanziamento ai Comuni, con le grandi città a prendere meno contributi. È pronto a cambiare sistema?

«La prossima settimana avrò un incontro, come presidente del Consorzio dei Comuni, con l’assessore provinciale alle finanze Bizzo e il direttore Magnago proprio su questo tema. L’intento del sistema in vigore non era quello di togliere alle città per dare ai paesi. Bressanone, ad esempio, ci ha guadagnato dal nuovo sistema e Laives no. Sono disponibile a rivedere tutto il sistema, nel senso dell’equità».

Toponomastica, questione ancora da risolvere. Ha una sua proposta?

«Facevo parte della commissione decisa dal ministro Fitto e dalla Provincia. Basta il buon senso, quello che fa parte della cultura di un gruppo linguistico non va cancellato. Il compromesso è possibile, non piace alle ali estreme, ma si farà».

E sull’apprendimento linguistico. Lei sarà a conoscenza che oggi i genitori del gruppo italiano fanno di tutto per permettere ai loro figli di imparare la lingua tedesca.

«Lasciamo il principio dell’insegnamento nella propria madrelingua, evitando il rischio-assimilazione. Poi, ricordiamoci che siamo una terra di confine e che l’apprendimento linguistico serve a tutti».

Se un domani venisse eletto presidente della Provincia, dove intenderebbe mettere la mani come primo atto concreto della sua presidenza?

«Riorganizzerei l’apparato amministrativo provinciale, cercando sinergie e maggiore efficienza. Con analisi capitolo per capitolo sul fronte della spesa. Da rivedere i rappporti tra giunta e consiglio, con quest’ultimo in un maggiore ruolo di legislatore».

Si immagina una squadra rinnovata, nella prossima giunta?

«Mi sto occupando di programmi, non di persone. E comunque saranno gli elettori a scegliere».













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