Kostner: «Un tunnel per collegare i passi e chiudere tutto»

Il direttore operativo dell’Aiut Alpin confida nel sostegno Ue «Prima di agire va garantita la mobilità nelle valli ladine»


di Massimiliano Bona


ALPE DI SIUSI. Raffael Kostner, gardenese di 64 anni, fondatore e direttore operativo del servizio di elisoccorso dell’Aiut Alpin Dolomites, a cui lo scorso anno il Presidente della Repubblica Mattarella ha conferito l’onorificenza di ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica, ha una soluzione radicale per risolvere il problema del traffico sui passi dolomitici. A guadagnarne sarebbero sia l’ambiente che le Dolomiti, anche come destinazione turistica. «Con un tunnel da Plan de Gralba a Colfosco saremmo già a metà dell’opera. Si tratta di 6 chilometri. Poi, certo, servirebbe anche una rotonda sotterranea per collegare Arabba e le zona di Belluno da una parte e i Monti Pallidi, verso il Trentino, dall’altra».

Quindi lei è per la chiusura totale dei passi dolomitici?

«Bisogna capire in che direzione si vuole andare. L’idea del ticket, come a Passo Rombo, va scartata perché attira solo più traffico. I turisti, dopo aver capito che si tratta davvero di un’attrazione, sono disposti a pagare ma arrivano ancora più numerosi. Prima di fare qualsiasi cosa va garantita però la mobilità dei ladini».

Si riferisce alle (forti) perplessità di chi vive a Selva?

«Sì, anche. I residenti hanno tutto il diritto di raggiungere Canazei o la val Badia senza dover fare un giro in auto di tre ore. Penso, banalmente, ad una riunione dell’Aiut Alpin: se i passi venissero chiusi, senza realizzare un collegamento idoneo, molti sarebbero costretti a rinunciare a priori».

L’idea del tunnel sotterraneo non la spaventa dal punto di vista idrogeologico?

«Vanno fatti tutti gli approfondimenti del caso. Per bene. E poi bisogna richiedere i fondi all’Ue per valorizzare il patrimonio Dolomiti Unesco a fronte di una riduzione sensibile del traffico. In realtà l’acqua che potremmo trovare sotto la roccia potrebbe rivelarsi anche una risorsa importante per tutto il territorio. Vedo più aspetti positivi che negativi. Certo, bisogna crederci e avere le idee chiare in partenza».

In valle l’idea del tunnel circola da un po’ di tempo. Le hanno dato del visionario quando l’ha sostenuta?

«Certo, c’è chi ha bollato questa proposta come utopistica o irrealizzabile, ma in realtà la politica locale non ha mai fatto un tentativo serio per verificarne la fattibilità».

Lei vive a malga Sanon, all’Alpe di Siusi: non le piace proprio l’idea della chiusura oraria, ad esempio dalle 10 alle 16?

«Per rispondere basterebbe mettersi un paio d’ore lungo la strada che sale a Compaccio. Passano, ogni giorno, decine di rappresentanti anche solo per chiedere agli esercenti se hanno bisogno di cinque bottiglie di vino. Oggi basta una mail per ordinare tutto il necessario: che senso ha autorizzare permessi ad hoc?».

Con i passi chiusi - una volta garantita la mobilità ai ladini - come ci sposteremo in quota?

«Nel miglior modo possibile: con gli impianti di risalita, ma anche con la bici o con gli sci ai piedi, a seconda delle stagioni. La sensazione, per chiunque - turisti e residenti - sarebbe bellissima».

Se dovesse fare una scommessa la sua idea del tunnel è destinata a restare sulla carta o ha un futuro?

«Avrebbe un futuro qualora i rappresentanti delle tre Province si mettessero ad un tavolo e capissero, almeno per una volta, che hanno solo da guadagnare. Certo, la volontà politico è un pre-requisito essenziale per concretizzare questo ambizioso progetto. Un sogno anche per molti ladini».

Quando si vuole davvero - spesso - si riescono ad ottenere risultati incredibili...

«Basti pensare a quello che è successo al centro di Santa Cristina. Grazie alla circonvallazione non passa più nemmeno un’auto. I turisti sono contenti e i residenti anche. Ecco, questa è la strada giusta».

Per lei che vive nel paradiso di malga Sanon una vita senz’auto è possibile?

«Non si può fare a meno delle auto, ma si possono sostenere progetti ambiziosi - come quello del tunnel - che potrebbero garantire la mobilità ma dare anche un contributo importante alla salvaguardia delle nostre splendide Dolomiti».

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