L’Aiut Alpin: salvate almeno quattro vite con i visori nottuni
Kostner: «Allungate di molto le giornate nei mesi invernali» Al «San Maurizio» manca la piazzola per atterrare al buio
ORTISEI. Di vite umane, grazie ai visori notturni, l'Aiut Alpin Dolomites in quest'inizio 2017 ne ha già salvate almeno quattro. E gli interventi hanno riguardato tutta la provincia, ma non solo. «Abbiamo portato un paziente da Cortina a Belluno, un altro da Brunico a Bolzano e un terzo da Silandro a Bolzano»: a parlarne è Raffael Kostner, direttore tecnico degli angeli volanti gardenesi che ieri hanno concluso la stagione invernale 471 interventi, dei quali 318 per traumi, 131 per emergenze sanitarie. Diciannove i morti, di cui sette a seguito di incidenti. Oltre la metà degli interventi (277) si sono registrati sulle piste da sci. L'addestramento in Svizzera, a Zermatt, è concluso e l'Aiut é diventato il primo provider di elisoccorso in Italia a volare di notte in montagna con un solo pilota.
Dopo il via libera dell'Enac quanti interventi avete fatto con il buio?
«Almeno 7-8 e quasi sempre sono serviti a salvare vite umane. Spesso si è trattato di emergenze sanitarie ma il discorso potrebbe essere esteso d'estate al soccorso in montagna».
Quante persone servono?
«Un normale equipaggio con pilota, medico, addetto del soccorso alpino e verricellista. Poi dobbiamo avere in base un tecnico per carburante, antincendio e quant'altro».
I profani sostengono che in Trentino lo facevano da tempo...
«Non con questo sistema. Noi siamo i primi ad aver avuto l'ok da Enac a volare con i modelli Vfs single pilot. Ovvero con un solo pilota a bordo, anche per interventi primari e non per meri spostamenti da ospedale a ospedale».
Ma l'intento, in prospettiva, è quello di garantire il servizio giorno e notte?
«Non per adesso, perché non ce lo potremmo nemmeno permettere. Ogni pilota può fare massimo 12 ore di volo. Dovremmo disporre di due equipaggi con costi aggiuntivi, a spanne, di 6-700 mila euro. Intanto ci è molto utile poter allungare la giornata».
In che modo?
«Siamo in grado di decollare all'imbrunire per poi tornare alla base con il buio. In questi primi mesi abbiamo recuperato diverse persone, evitando interventi a piedi che sarebbero durati ore».
Ma i nostri ospedali sono attrezzati con piazzole notturne?
«Brunico sì ad esempio, ma Bolzano no. Quando ci è capitato di dover raggiungere il capoluogo siamo atterrati dai pompieri e poi l'ultimo tratto l'ha dovuto fare l'ambulanza. Ne abbiamo già parlato con l'assessora Stocker. A Brunico, invece, possiamo atterrare sul tetto dell'ospedale».
Cosa cambia se si vola di notte per il pilota?
«Grazie alla tecnologia si vede tutto, solo in bianco e nero. Riusciamo a vedere rocce, alberi e ostacoli vari. L’unico dato rilevante riguarda il campo visivo che si riduce a 40 gradi rispetto ai 210 degli occhi».
D'estate sarà possibile salvare escursionisti colti da malore o vittime di un incidente anche la sera?
«Penso a luoghi come il rifugio al Bicchiere, a 3.195 metri in Alta Val d'Isarco (è il più alto sul territorio altoatesino ndr). Ebbene lì, in caso d'emergenza, si arriva solo con l'elicottero. Altrimenti chi sta male rischia di non farcela».
Per estendere il servizio a tutta la notte, cosa servirebbe?
«È una questione di budget e volontà politica. Quando e se la Provincia lo vorrà potremo stipulare una convenzione "ad hoc". D'inverno capitava di dover interrompere il lavoro alle 16.30 perché era buio e questo sebbene ricevessimo richieste di aiuto all'imbrunire. Adesso non succede più. Se serve siamo pronti a decollare: meno stress e più efficienza».
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