L’appello: cuccioli selvatici, non toccarli nè portarli a casa

Il rettore di Bolzano: «La gente trova i piccoli da soli e crede siano abbandonati e in pericolo. In realtà così li contaminano mettendoli a rischio»



BOLZANO. Non toccate i cuccioli di animali selvatici perché accudirli può significare ucciderli. Involontariamente, certo, ma pur sempre porre fine a una vita. Il paradosso è un grido di allarme lanciato da Christian Battisti, presidente dei cacciatori bolzanini ma anche attento curatore degli animali del circondario di Bolzano. Il che appare un controsenso, ma in questo caso è esattamente così. A metà maggio e metà giugno, infatti, nei boschi si assiste alla naturale nascita dei cuccioli che naturalmente punteggiano il panorama naturale altoatesino. Parliamo di caprioli, cerbiatti, lepri e svariate specie di uccellini. Tra un albero storto e un cespuglio raso, però, può capitare di avere la fortuna di incrociare qualcuno di questi piccoli e l’impulso di toccarli può essere forte, figuriamoci se sono soli. «Purtroppo si tende ad equivocare la loro condizione. Il fatto che siano senza mamma non significa per forza siano stati abbandonati. Anzi, il più delle volte le madri tornano solo un paio di volte al giorno per allattare e nulla più». E’ qui che va tenuto a freno l’istinto galeotto perché poi bisogna fare i conti con una condanna. «Se solo si tocca il cucciolo questo diventa inodore e non viene più riconosciuto. Si rischia di costringere questi piccoli a un futuro incerto: se va bene un difficilissimo svezzamento in recinto, ma è più facile incontrino la morte». Ad aiutare Battisti anche il veterinario specializzato Vincenzo Mulè e la richiesta di un battage informativo più tambureggiante. «Negli ultimi giorni il fenomeno sta rallentando, semplicemente perché molti cuccioli stanno crescendo. E’ importante, però, che nella prossima stagione ci si impegni per ripetere a ogni angolo che i piccoli non vanno toccati per nessuna ragione al mondo». La Provincia potrebbe anche prendere nota viste le tante campagne promosse negli ultimi mesi. Tuttavia è davvero così diffusa l’abitudine di portarsi, per esempio, un cerbiatto a casa? «Sembra incredibile, ma sì. Registriamo tra i 3 e i 5 casi a stagione e per una realtà come la nostra si tratta di grandi numeri. Senza contare le specie più piccole e quelle di cui non abbiamo notizia. La zona maggiormente interessata dal fenomeno è la cintura immediatamente limitrofa alla città. Purtroppo sottovalutiamo troppo questo aspetto». Bambini, mamme, papà: vi piacciono quegli occhioni, quelle zampette, quel beccuccio? Lasciatele lontane dalle vostre mani. Parrà strano, ma quell’albero storto, quel cespuglio raso è il loro approdo naturale. Rispettiamolo.













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