L’Arma parla in tedesco, 46 carabinieri bilingui
Il comandante Mennitti: «Opportunità per migliorare il legame con il territorio» Chiesta la riqualificazione della caserma a S.Genesio e un presidio in val d’Ultimo
BOLZANO. Attaccati al territorio, con le sue particolarità e i mille aspetti che ha una regione complessa come l’Alto Adige. I carabinieri hanno intrapreso un percorso deciso in questa direzione attraverso mosse che sono concrete e incidono sulla pietra angolare di una penetrazione capillare: la conoscenza del tedesco e la presenza sul territorio. Il messaggio conta e il fatto che a portarlo sia direttamente il comandante della legione Trentino Alto Adige Massimo Mennitti ne configura la portata.
«La sicurezza si garantisce attraverso la vicinanza alla popolazione e la vicinanza alla popolazione, soprattutto nelle valli, è molto facilitata dalla conoscenza del tedesco. Per questo contiamo sulla disponibilità di ben 14 posti per sotto ufficiali con certificazione di conoscenza della lingua. Nel concorso appena terminato, inoltre, ci sono 32 carabinieri arruolati e tutti quelli bilingui arriveranno da noi. Numeri che vanno ad aggiungersi ai 49 militi già arrivati, di cui 10 con nozioni di bilinguismo. Ogni anno vorremmo aggiungere almeno una decina di sottoufficiali in grado di parlare entrambi gli idiomi».
I sotto ufficiali, dunque, giocheranno un ruolo fondamentale in questo.
«Certo. Sono la vera interfaccia con la gente. Prendono le denunce, vanno a fare i sopralluoghi e stanno davvero vicino al cittadino. Diventano un riferimento, specialmente nelle piccole realtà».
C’è una crescita rispetto al passato nei rapporti linguistici?
«La verbalizzazione, per esempio ha fatto grandi passi avanti. Organizziamo anche corsi specifici dove forniamo queste specifiche esigenze. Non è una formalità, è sostanza. Avendo tanti presidi sul territorio per noi è importante espandere il più possibile queste capacità».
La presenza sul territorio è uno dei punti centrali in questo processo. Ci sarebbe da risolvere il caso di San Genesio.
«Purtroppo quella caserma, per ora, abbiamo dovuto ripiegarla su Bolzano perchè la struttura ha dei problemi e va riqualificata. È volontà di tutti farlo, ma intanto quando si fa quest’operazione di ripiego per due anni continuativi il comandante di legione dovrebbe proporre la soppressione. Noi non vorremmo farlo anche per ragioni di prevenzione».
Perchè?
«Perchè la vicinanza alla città rende la località più a rischio. La piccola delinquenza, per esempio i ladri in appartamento, possono trovare più interessante muoversi in quella realtà piuttosto che a Bolzano dove ci sono caserme e questura oppure ad Appiano. Adesso, comunque, cerchiamo di trovare una soluzione con il Comune di San Genesio per un intervento che non dovrebbe nemmeno costare troppo».
E in val d’Ultimo?
«C’era una bellissima stazione a San Pancrazio, poi è stata soppressa. Ora le abbiamo a Lana e Proves, ma saremmo contenti di un presidio più vicino. Purtroppo i Comuni non sono ancora riusciti a mettersi d’accordo su questo. La nostra disponibilità è massima. I sindaci devono individuare una soluzione che ci consenta di farlo: alla fine sarebbe molto meglio anche per loro. Proves rimane comunque abbastanza lontana e Lana riesce a presidiare relativamente l’ingresso della valle».
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