L’asilo in tedesco? Serve a poco o niente 

Contano di più genitori motivati e/o bilingui e status sociale elevato. Più ore di L2 non significa per forza imparare di più


di Davide Pasquali


BOLZANO. Nonostante i genitori altoatesini, specie negli ultimissimi anni, ripongano grandi speranze in questo tipo di soluzione, pare che frequentare la scuola dell’infanzia nell’altra lingua conti davvero poco. Ancor meno servirebbe frequentar anni di scuola primaria nell’altra metà del cielo. Lo evidenzia uno studio effettuato dai ricercatori dell’intendenza scolastica italiana, che ha coinvolto gli alunni altoatesini di quarta elementare e seconda media. Conterebbe decisamente di più avere genitori motivati, meglio se uno o tutti e due bilingui, godere di uno status economico e sociale elevato eccetera. E non esiste nemmeno una correlazione lineare certa fra aumento del numero di ore di seconda lingua seguite a scuola e miglioramento nel livello di conoscenza della lingua tedesca.

Domande. In sovrintendenza hanno ovviamente un approccio scientifico e molto prudente, perché le tabelle hanno un valore indicativo e considerano molti fattori, ma alcune tabelle, come quelle pubblicate qui accanto, risultano assai interessanti per tutti i genitori di lingua italiana. Rispondono a domande che mamme e papà si fanno da anni.

Cosa si è indagato. Quanto incide per i bimbi italiani la frequenza della scuola materna in lingua tedesca nell'apprendimento della seconda lingua? Che risultati hanno in una prova standard i bambini delle sezioni bilingui rispetto a quelli delle sezioni normali? Alle domande che molti genitori si pongono prima di compiere le loro scelte contribuisce a rispondere uno studio del servizio di valutazione della sovrintendenza illustrato martedì sera ai rappresentanti della consulta provinciale dei genitori, della consulta provinciale degli studenti e della sezione italiana del consiglio scolastico provinciale.

Le prove. Le prove sulle competenze in tedesco si sono svolte nell'aprile 2017. La rilevazione ha coinvolto 1.124 bambini di quarta elementare di 17 scuole. La prova era composta da 30 domande, 20 riguardanti la competenza di lettura e 10 l'ascolto, e faceva riferimento ai livelli A1 e A2 del Qcer, il Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue. La percentuale di risposte corrette ha sfiorato il 70% in valori assoluti, con risultati migliori di 6 punti percentuali nella lettura (72% rispetto a 66%). Le bimbe hanno risposto in media al 3% in più di domande.

Le prove incrociate. Le prove sono state accompagnate da questionari per i docenti e per gli studenti che hanno permesso di incrociare i risultati delle prove e di metterli in relazione con il percorso di apprendimento dei bambini.

Dati oscillanti. Dall'analisi delle tabelle emerge chiaramente una correlazione fra l'aumento delle ore in tedesco e quello delle prestazioni ottenute, anche se la progressione non è lineare come ci sarebbe potuti aspettare. Il grosso degli studenti (452) che ha un orario scolastico con 6 ore in L2 ha risposto correttamente al 69,5% delle domande. I 191 ragazzi che fanno 9 ore hanno risposto bene al 76,6% e i 127 che ne fanno 12 all'85%. Che i risultati non siano sempre lineari lo dimostra, però, il fatto che i 53 ragazzi che frequentano 10 ore in tedesco hanno risposto correttamente solo al 63,5%.

L’asilo in tedesco. Dai questionari è anche emerso che i bimbi che hanno frequentato la scuola dell'infanzia in lingua tedescacontano solo sul 2,3% di risposte corrette in più. Ad incidere maggiormente, invece, sono variabili come il fatto che almeno un genitore parli il tedesco con il bambino (+6,5%), ma anche la motivazione intrinseca (+3,4%) e lo status socio-economico della famiglia (+3,8%). Ogni ora settimanale di tedesco in più pesa infine per l’1,9% in più.

Le medie. Una prova impostata allo stesso modo e che ha coinvolto all'incirca lo stesso numero di alunni è stata svolta anche dai ragazzini di seconda media (corrispondente ai livelli A2+/B1 del Qcer). Anche in questo caso, spiegano i ricercatori provinciali, le tabelle vanno interpretate con cautela, ma se i 445 studenti che svolgono un massimo di 340 minuti di lezione in tedesco hanno risposto bene al 60,6% delle domande, i 70 che arrivano ai 700 minuti alla settimana hanno risposto all'87,9%.

L’assessore. «La scuola può fare molto per l’apprendimento delle lingue – commenta l’assessore Christian Tommasini – e questi dati ci dimostrano che i potenziamenti effettuati sono efficaci. Siamo però anche consapevoli che oltre al bi-trilinguismo in orario scolastico occorrano momenti di confronto con l’altra lingua anche in ambito extrascolastico. Per questo avremo bisogno di sempre maggiore collaborazione da parte delle famiglie e di tutta la società».

L’intendente. «Per noi - aggiunge la sovrintendente Nicoletta Minnei - il disegno di questa rilevazione assume un valore altamente significativo, soprattutto in una logica di ottica complessiva e di obiettivi strategici. Fra questi, uno su tutti riguarda la qualità dell’insegnamento, l’avvicinamento a competenze linguistiche riconosciute anche a livello europeo. Si tratta senza dubbio di un tassello imprescindibile per poter garantire un insegnamento efficace».

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