L’Asl difende l’urologo «Sarà guerra tra periti»

Il caso del tumore non diagnosticato: vertice tra Fabi, Mayr e Cappello «Medico molto scrupoloso. Non accettiamo che si esprimano giudizi frettolosi»


di Valeria Frangipane


BOLZANO. I vertici dell’Asl hanno una sola parola: «Stiamo maneggiando una gran brutta storia che ha avuto un epilogo tragico. La magistratura farà chiarezza ma non permettiamo che un medico sia giudicato colpevole prima del tempo. Ricordiamo che le stesse perizie sono giunte a conclusioni discordanti». La vicenda è nota. La Procura ha appena rinviato a giudizio Helmuth Walter Schuster, 58 anni, medico specialista in urologia all'ospedale di Bolzano che, secondo l'accusa, avrebbe dimenticato una Tac che diagnosticava un tumore alla vescica per il quale il paziente morì. Il medico, che all'epoca dei fatti lavorava a Brunico, è accusato di omicidio colposo per la morte di Maurizio Maestrini, 53 anni, avvenuta nel 2011. Una questione che ha visto i vertici dell’Asl - il direttore Andreas Fabi, il direttore sanitario Oswald Mayr ed il direttore amministrativo Marco Cappello - riunirsi in un vertice. «Da quanto è stato riferito alla Direzione - spiega Cappello - risulta che il primo aprile del 2010 il signor Maestrini si sia sottoposto a visita ambulatoriale all'ospedale di Brunico per una specifica infiammazione e che, in seguito ad un riscontro per microematuria a test diagnostico veloce, il dottor Schuster abbia diligentemente prescritto una Tac addominale ed una cistoscopia, per chiarire le cause dell'infezione». Dalle carte della direzione Asl risulta poi che «il 14 aprile del 2010 il paziente si sottopose alla Tac che evidenziò un ispessimento della parte posteriore della vescica, ma poi non ritirò mai il referto e soprattutto non si presentò ad effettuare l'esame cistoscopico prenotato per il 5 luglio, impedendo di fatto al dottor Schuster, che aveva visto il paziente solo quell’unica volta, di diagnosticare il male in essere. Quanto alla Tac - continua Cappello - che per tale motivo il nostro medico non vide mai, non sussisteva alcun obbligo specifico di prenderne visione, dato che lo specialista visitò il paziente una sola volta ed in sede ambulatoriale, ma soprattutto in un momento in cui non era proprio possibile sospettare che lo stesso fosse affetto da patologia neoplastica. Va anche detto che se Maestrini si fosse sottoposto all'esame che gli era stato prescritto e se avesse ritirato la Tac eseguita, mostrando entrambi gli esami al medico, tutto sarebbe ovviamente cambiato. Per tali ragioni, non è affatto vero che il sistema informatico dell'Asl abbia avuto una falla perchè tutti sanno che quando ci si sottopone ad un esame, eventuali valori irregolari vengono prontamente segnalati dal sistema con apposito asterisco, ma è altrettanto chiaro ed evidente a tutti che se poi l'interessato non lo esibisce ad un medico, quest'ultimo non può prescrivere le cure necessarie». La questione è molto chiara ma ci si chiede come sia possibile che nessuno si sia accorto della gravità della patologia evidenziata dalla Tac. «La Tac parla di ispessimento della parte posteriore della vescica... questione che costituisce indizio per identificare la patologia che purtroppo poi si è sviluppata ma che da sola non bastava ad identificare la neoplasia. Il paziente avrebbe dovuto completare il percorso diagnostico con la cistoscopia ... aveva una visita prenotata ma purtroppo a quella visita non si è mai presentato». L’Asl ricorda poi che «Schuster non e' stato affatto condannato, ma rinviato a giudizio, e siccome il processo si terrà il 4 dicembre, pare corretto che sia la magistratura ad esprimersi sulla sua eventuale responsabilità, e che nel frattempo non si esprimano giudizi aprioristici e frettolosi». L’Asl precisa anche «come i colleghi del medico lo considerino un professionista serio e preparato, nonché assai scrupoloso». «La stessa vicenda penale finora maturata per come ci è stata riferita - conclude Cappello - non appare affatto scontata, sono state espresse in merito delle perizie molto contrastanti tra di loro e non è privo di significato, a nostro avviso, che altri sei dipendenti del Comprensorio di Brunico, inizialmente coinvolti nel procedimento, siano poi stati prosciolti in fase preliminare». ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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