L’Eurac brevetta una teca per conservare le mummie

Le nuove teche da esposizione riescono a difenderle dagli attacchi dei funghi e batteri che le decompongono



Le mummie conservate nei principali musei del mondo non sono al sicuro. Le tradizionali teche da esposizione non riescono a difenderle dagli attacchi dei funghi e batteri che le decompongono. I ricercatori dell’Istituto per le Mummie e l’Iceman dell’Eurac di Bolzano hanno studiato una soluzione: una vetrina stagna sigillata da una cera organica che tiene alla larga i microrganismi e difende le mummie da umidità e ossidazione. Dopo la prima realizzazione nel 2010 e anni di trafila burocratica, ora questa tecnica è un brevetto. A Kastl, in Germania, è appena stata installata la seconda teca realizzata con il sistema brevettato. Custodisce la mummia della principessa Anna di Baviera.

La teca brevettata dall'Eurac di Bolzanoxxxxx

Con la sigillatura brevettata da Marco Samadelli, il vetro e l'acciaio che compongono la vetrina vengono uniti con una cera a base organica. All'interno si crea così un ambiente stagno che tiene alla larga funghi e batteri, mantiene costante, l'umidità assoluta, la pressione e la composizione dell'aria. Ma a conservare bene non basta la sola sigillatura. Prima di essere chiusa in una teca stagna, ogni mummia va esaminata nei dettagli per capire le sue condizioni. Allo stesso modo va studiato il luogo dove sarà esposta per registrare oscillazioni di temperatura e valori di umidità, pressione e intensità della luce. Con questi dati i ricercatori sono in grado di individuare i parametri fisici e chimici adatti alla sua conservazione e ricrearli all’interno della vetrina. Samadelli ha svolto questo lavoro per la prima volta nel 2009, per realizzare la teca di Rosalia Lombardo, la mummia bambina custodita nel convento dei Cappuccini a Palermo. Nell’ultimo anno il ricercatore si è dedicato invece alla mummia della principessa Anna di Baviera, la figlia dell’imperatore Ludovico IV morta nel 1319. Il comune tedesco di Kastl, proprietario della mummia, ha affidato all'EURAC il compito di realizzare una vetrina con la tecnica brevettata per salvarla dal degrado legato alla sua esposizione nella chiesa di Sankt Petrus. Ora la mummia, protetta dalla nuova teca tecnologica, è tornata al suo posto. Nel 2014, appena terminata la ristrutturazione della chiesa, i cittadini potranno ammirarla di nuovo.

Marco Samaldelli spiega il nuovo progetto dell'Eurac per la conservazione delle mummie

All’idea di usare una cera organica Samadelli è arrivato cercando un sistema adatto a esporre le mummie e allo stesso tempo a conservarle in maniera corretta. “Sembra strano, ma questi due intenti talvolta vanno in direzioni diverse”, spiega il fisico dell’EURAC introducendo i risultati di uno studio condotto di recente insieme ai colleghi. I ricercatori hanno esaminato lo stato di conservazione di sette mummie egizie custodite a Roma nei Musei vaticani. Due di queste sono esposte nelle sale museali, mentre altre cinque sono custodite al buio nei sotterranei. Le analisi del materiale genetico e dei tessuti svolte nel laboratorio per il DNA antico di Oltrisarco hanno mostrato come le mummie esposte siano molto più deteriorate delle altre. “Siamo riusciti con fatica a estrarre il DNA e, viste le condizioni dei resti, non sappiamo per quanto sarà ancora possibile farlo” conclude Samadelli. Oltre all’azione dei microrganismi, infatti, anche la luce, l'ossidazione, gli sbalzi di temperatura e l’umidità contribuiscono al deterioramento.













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