il dibattito

L’ex preside Mariani: «C’è solo una strada: la scuola bilingue»

L’esperto: «Il patentino andrebbe abolito e sostituito con verifiche continue di conoscenza reale dell’altra lingua»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. «Le certificazioni, il patentino sono diventati un totem. Dimenticando che questi sono strumenti, non obiettivi. I ragazzi si impegnano per raggiungerli ma questa si chiama, appunto,"motivazione strumentale”. Lo fanno perché devono. Raggiunto il certificato, ciao... Tutto questo in didattica è il peggior scenario. E noi ci siamo dentro». E dunque cosa serve professore? «Primo, cancellare il patentino, sostituirlo con una autentica verifica dell'uso. Ma questo so che non succederà mai...». Più praticamente? «Realizzare quello che abbiamo chiesto al senatore Francesco Palermo: la scuola bilingue. Basta immersioni, insegnamenti veicolari, sperimentazioni. Esami nella lingua d'insegnamento. E più verifiche sul campo. Ma la politica non vuol cambiare, lo so...». Marco Mariani è quello che si dice un esperto in materia. Ex insegnante di seconda lingua, preside del liceo classico Carducci, ispettore scolastico provinciale di seconda lingua. È impegnato anche nel Forum democratico. Perché, dice, «è inutile prendersela con la scuola. O gli insegnanti. Il problema è nella nostra struttura sociale. E, dunque, nelle scelte politiche per riformarla».

Anche lei contesta i dati emersi dalla ricerca dell’Eurac?

«Dio me ne guardi. Sono incontrovertibili. Non si possono contestare, altrimenti si perde in credibilità».

Certificano che la conoscenza dell'altra lingua c'è solo sulla carta ma non nella vita. Pochi sanno sostenere una conversazione.

«Negli ultimi vent'anni tutto il sistema è stato impegnato nell'enfatizzare le certificazioni. Ma questa è forma. La sostanza è che sempre meno italiani sanno sostenere una "naturale" conversazione in tedesco. E pure i tedeschi in italiano».

E dunque?

«Ammettiamo la verità: il patentino è un falso obiettivo. È un alibi per dire: va tutto bene. Ora sappiamo che invece no. Si regredisce. Sul piano pragmatico nessuno verifica nulla».

Un fallimento?

«Prego, no. La scuola si è impegnata allo stremo. Gli insegnanti pure. In 20, 30 anni hanno sperimentato, provato, accolto nuovi metodi. Ma non è lì il punto».

E dove?

«È la differenza tra "motivazione strumentale" e "motivazione intrinseca". Il 90% dei genitori e degli studenti ammette che "bisogna" imparare il tedesco. Ma lo fa per raggiungere la certificazione. Ecco lo "strumentale". Raggiunta quella, si torna a parlare con chi parla la tua lingua e tutto finisce».

Perchè non ci sono occasioni di incontro?

«Peggio. Perchè tutto concorre per rendere i gruppi autonomi. Mi spiego: fatto l'esame uno trova gli sportelli in italiano in Comune, film in italiano, compagni pure, famiglie, quadre sportive. Perchè dovrei sforzarmi? Naturalmente è tutto giusto, è l'autonomia. Dividere i servizi sociali è inevitabile ma dividere la società no. Si può fare meglio per spingere verso l'altra cultura».

Vuol dire che la stessa autonomia ha creato una frattura?

«È straordinariamente realizzata ma, per assurdo, la sua stessa funzionalità pratica offre ai cittadini tutti i servizi nella lingua in cui si trova meglio e dunque lo induce alla pigrizia. Questo poi è enfatizzato fuori Bolzano, dove i tedeschi un italiano neppure lo vedono...».

Dunque dovrebbe muoversi la politica, tracciando nuove strade oltre il mantra-certificazioni...

«È l'unica via. Lo è soprattutto adesso dopo i dati sulla reale conoscenza delle lingue».

Ricette?

«Una folle: togliere il patentino. Sostituirlo con verifiche costanti. Concorsi veri con colloqui "naturali". Ma è difficile. Invece creare una scuola bilingue è infinitamente più semplice: basta volerlo».

Dice poco...

«Ma ci dovremo arrivare. Significa insegnamento paritetico in due lingue e, soprattutto, esami nella lingua d'insegnamento. Fuori dalle sperimentazioni. Norme ordinamentali».

Ma c'è lo scoglio dell'articolo 19 dello Statuto, no?

«Questa storia dell'intangibilità dell'articolo 19 è ridicola. Da raccontare in giro per il mondo».

Si spieghi...

«Allora, funziona così: la Svp e tutti dicono che l'articolo 19 non si cambia ma la Svp e tutti dicono anche che è obbligatorio trasgredire. Cioè si può fare tutto il contrario, se si vuole, ma non scriverlo nero su bianco. L'autonomia dell'assurdo».













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