L'«Hotel Alpi» messo in vendita

D'Onofrio: «È un gioiello anni'50, ma ha bisogno di essere ristrutturato»


Valeria Frangipane


BOLZANO. L'Hotel Alpi - 111 stanze in tutto - costruito nel 1957 su progetto di Armando Ronca, l'architetto di respiro europeo che ha cambiato lo spirito di Bolzano, è in vendita. Interessato all'acquisto - secondo la Tageszeitung - sarebbe il giovane tycoon austriaco Renè Benko che punta a trasformarlo in un centro commerciale. Insomma dopo il bassorilievo di Lucio Fontana, rimosso dall'hall a dicembre e battuto all'asta da Christie's per 630 mila euro, adesso si prepara a passare di mano l'intero albergo. Francesco D'Onofrio che dagli anni Ottanta è stato prima direttore e quindi gestore della struttura di via Alto Adige fa il punto. «L'Alpi di proprietà della famiglia Collini originaria di Pinzolo attraverso la società "Nuovi alberghi spa" è un gioiellino degli anni Cinquanta che però segna il passo ed adesso va ristrutturato. Abbiamo presentato ai Collini un primo progetto a cui in queste settimane ne seguirà un secondo. Siamo in attesa di una risposta». La ristrutturazione però si annuncia più che importante, attorno ai 10 milioni di euro, motivo che potrebbe anche aver indotto i proprietari a vendere in blocco. Crede che la famiglia lo voglia vendere? «Non conosco il dettaglio ma non posso escluderlo». Crede che al suo posto possa sorgere un centro commerciale? «Mi auguro proprio di no e mi meraviglierei se succedesse anche perché la tutela degli insiemi fissa per la zona interessata la destinazione alberghiera». E se l'Alpi venisse demolito? «Penso che debba continuare ad esistere e ad essere comunque albergo e sollecito la sensibilità di chi andrà ad investire e di chi dovrà dare l'autorizzazione agli investimenti affinché una delle strutture architettoniche che hanno fatto e fanno la storia della nostra città rimanga comunque in piedi». La vendita del Fontana può essere stato un segnale di dismissione? «Può essere».

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