L’odissea dei rifugiati raccontata da Alidad Shiri

Gli studenti della «Mameli» di Salorno hanno ascoltato per ore a bocca aperta Il giovane afgano: «Nonostante tutto, mi sento una persona fortunata»


di Massimiliano Bona


SALORNO. Gli alunni della scuola Mameli di Salorno sono rimasti letteralmente a bocca aperta per un paio d’ore. Hanno avuto l’opportunità di rivivere l’odissea dei rifugiati attraverso le parole di Alidad Shiri, collaboratore dell’Alto Adige, costretto a lasciare la sua terra, l’Afghanistan, a 9 anni, al termine di una lunga serie di peregrinazioni, dopo essere passato per Pakistan, Iran, Turchia, Grecia, privo di documenti e usando sempre mezzi di fortuna.

Quello con Alidad Shiri è stato il primo appuntamento nell’ambito del progetto «Incontriamo l'autore», organizzato dalla professoressa Giovanna Campanella con il contributo della bibliotecaria scolastica Emma Zucal. Alidad si è presentato brevemente per poi raccontare la sua drammatica vicenda iniziata in Afghanistan e conclusasi con l’approdo a Bressanone nel 2005. Shiri ha raccontato i rischi corsi in alcuni Paesi «perché i contatti necessari per la fuga verso l'Europa e la "salvezza" avvenivano con contrabbandieri e "mercanti di uomini”». L'ultimo tratto del viaggio è stato ancora più pericoloso: «Ero aggrappato all'asse del rimorchio di un tir con cui sono approdato a Venezia per poi continuare il percorso su strada fino a Brunico e Fortezza».

Alidad si è soffermato poi sulla straordinaria accoglienza al Kinderdorf di Merano e sulla ripresa di una vita normale.

Il messaggio ripetuto piú volte da Alidad è che solo attraverso la sensibilità personale, l’apertura verso gli altri, verso il diverso e lo straniero, la conoscenza e lo studio oggettivo dei fenomeni migratori è possibile superare le difficoltà dell’incontro fra culture, tradizioni e mondi diversi. «Gli alunni - spiegano Zucal e Campanella - hanno posto poi numerose domande su cultura e tradizioni afghane ma anche sull’aspetto emotivo e psicologico dell’esperienza da lui vissuta alle quali Alidad ha risposto anche quando esse toccavano zone emotive molto delicate e intime. È stato poi lui a porre interrogativi significativi su alcuni valori profondi come la famiglia, lo studio, l’accoglienza, invitando i ragazzi a riflettere e a vedere sempre la parte positiva delle loro esperienze, a compiere scelte anche coraggiose se sostenute dalla passione». Shiri ha salutato poi i ragazzi lasciando in loro grandi emozioni: «Nonostante tutto, mi sento fortunato», «Oggi hai tutto, domani nulla più», «Non volevo morire, volevo studiare» sono solo alcune delle frasi che hanno colpito gli alunni, oltre al suo coraggio e all’incredibile forza di volontà.

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