L’organo del Duomo è «salvo» 

Raccolti i fondi (1,8 milioni): grazie a contributi pubblici e donazioni verrà risanato e potenziato


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Don Camillo aveva due crucci: il suo organo e la sua campana. Soprattutto quest'ultima, che chiamava a raccolta durante le piene del Po, aveva bisogno di cure, era invecchiata. Bernhard Holzer, il decano del Duomo aveva un solo pensiero, invece, il suo organo. Grande, sofisticato. Come una cattedrale fatta di canne e di "registri" dentro la cattedrale. Ebbene, a differenza della campana di Don Camillo, amata nonostante tutto anche da Peppone ma precipitata dal campanile, l'organo avrà salva la vita, rinascerà più bello e sonoro di prima con 300 canne in più. Ieri, in prepositura, i vertici della «musica nel Duomo», la «Dommusik», il consiglio patrimoniale della parrocchia e i membri del coro hanno sottoscritto il progetto di finanziamento che consentirà il restauro e la ricostruzione di «San Gregorio». Così si chiama l'organo. «Che una volta rimesso in sesto- dice orgogliosamente Franz Oberkofler, il presidente di Musica Duomo - sarà il più grande dell'Alto Adige». E dunque, si capiscono la parole del decano, quando ha osservato le penne che vergavano l'autorizzazione e sancivano l'avvenuto finanziamento: «Tutto questo è musica nelle orecchie di un parroco», ha sussurrato don Holzer. Certo, non costerà poco l'operazione. Alla fine, quasi 1 milione e 800mila euro. Ma con l'Iva. Qualcuno aveva storto il naso quando si era rivelata la cifra. Soprattutto in Comune. Perché il municipio è stato generoso con San Gregorio. «Abbiamo dato 250 mila euro come contributo alle spese», ha confermato ieri l'assessore Luis Walcher. Ma lo stesso Caramaschi non si era tirato indietro. A chi gli rinfacciava di aver speso troppo in un momento di crisi sociale come questo (in particolare il consigliere Della Ratta) aveva risposto: «Questo organo è un patrimonio della città. È giusto che il Comune faccia la sua parte». Perché l'altra, la più consistente l'ha fatta invece la Provincia. Oltre un milione. Il resto, la prepositura conta di poterlo coprire comunque con le donazioni. Franz Oberkofler, che cura anche il progetto finanziario, d'accordo con decano e vescovo si prepara a mettere in piedi un'idea interessante. “I mecenati dell'organo” potranno fare singole e personali offerte da 50 fino a 250 euro ma con un riconoscimento che si rivelerà, se il restauro sarà fatto bene, imperituro: gli "sponsor" privati potranno vergare il loro nome e cognome sulle canne d'organo o sui registri che avranno contribuito a salvare. Come accade per le scritte sulle panche delle chiese. Perché c'era bisogno di questo intervento? «La ragione è che dopo 50 anni, l'organo ha bisogno di cure. Così, quando è stato il momento di decidere ci siamo chiesti: facciamo qualcosa di indispensabile e basta per tirare avanti - ha ricordato Oberkofler - oppure ne approfittiamo per intervenire in profondità?». L'organo è stato inserito in Duomo nel 1964. Fa parte di quelle realizzazioni effettuate nel dopoguerra, quando non c'erano tanti soldi da spendere e, soprattutto, la tecnologia e i pezzi di ricambio non erano così sofisticati come oggi. Poi, nella cifra, entreranno anche una serie di operazioni infrastrutturali: il posizionamento, la base su cui l'organo poggia, alcuni elementi di contorno da rimettere a punto. Si tratterà insomma si approfittare nell'assenza del grande strumento, che andrà in revisione, per trovare il luogo migliore all'interno del Duomo, capace di sfruttarne tutte le sonorità potenziali. «L'altra questione che ci ha fatto decidere in fretta - rivela il decano- è che la stessa ditta che l'ha costruito all'epoca, la Metzler, è ancora operativa. Non capita spesso. A volte questi vecchi laboratori non reggono i tempi nuovi...». E dunque sarà la stessa azienda a intervenire, con minori rischi di errore o di incompatibilità ambientali. Visto che gli organi sono sensibili come le creature viventi e anche di più... Tempi di consegna? Qualche mese per la stesura del programma di intervento, poi i lavori. Consegna prevista per l'autunno del 2019. Una volta risanato e sarà il più grande dell'Alto Adige: 3.300 canne, 59 registri per 15 tonnellate.













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