L'INTERVISTA HERBERT DORFMANN (SVP) 

«L’Ue è inutile? Ci dà un miliardo  in cinque anni» 

Il capolista. L’europarlamentare in corsa per la conferma  Resta filo Ue: «Migliorare si può, ma non con le ricette populiste» I fondi: senza Bruxelles l’agricoltura di montagna non reggerebbe


Francesca Gonzato


Tra una decina di giorni il patto tra Svp, Forza Italia e Udc per le elezioni europee sarà ufficializzato: appuntamento per la firma del collegamento di lista. La Svp presenterà per le elezioni del 26 maggio una propria lista con al primo posto l’europarlamentare uscente Herbert Dorfmann. Gli altri nomi verranno decisi la settimana prossima. La sua è una rielezione annunciata. Lo sarebbe stata in ogni caso, ma verrà aiutata dall’assenza di una alleanza per una altra candidatura locale. Al momento Pd, Team Köllensperger e Verdi hanno progetti diversi. Quanto pesa l’Unione europea in Alto Adige? Lo abbiamo chiesto a Dorfmann.

Lei avrà una tabella per raccontare il valore economico dell’Unione europea per l’Alto Adige. Se si vuole parlare prima di finanziamenti che di valori...

I conti sono complicati e coprono le programmazioni di sette anni. Ma una idea di cosa significhi l’Ue per noi naturalmente ce l’ho.

Quanto?

La stima è di 1,5 miliardi in sette anni.

Duecento milioni all’anno come pura media matematica.

E sono molti. Dico solo una cosa: senza i finanziamenti europei, la nostra agricoltura di montagna non reggerebbe.

Qualche dato più articolato?

Il fondo strutturale Efre-Fesr (Fondo europeo per lo sviluppo regionale) ha portato in Alto Adige 136 milioni in sette anni. Si tratta di finanziamenti per interventi strutturali sul territorio, in particolare sulla rete per la mobilità, dalle stazioni ferroviarie alle piste ciclabili.

Poi c’è il capitolo complicato del Fondo sociale europeo, con la programmazione compromessa dalle irregolarità emerse e le difficoltà nel ripartire con la nuova fase.

In ogni caso ha portato circa 136 milioni in sette anni. Il Fondo sociale europeo ha avuto molta importanza negli anni della crisi, quando ha consentito di riqualificare professionalmente operai dell’edilizia e altri settori rimasti senza lavoro. Per fortuna ora siamo in un momento più felice per l’occupazione, ma il fondo continua ad avere un ruolo, ad esempio negli interventi con i migranti.

La partita più ricca è quella dei fondi per l’agricoltura.

Qui le cifre si alzano. L’orbita dell’agricoltura è divisa in diversi capitoli. Il Piano di sviluppo rurale e i pagamenti diretti ai contadini pesano per 366 milioni in sette anni. Poi abbiamo i programmi operativi per il settore dell’ortofrutta: i contributi variano in base alla produzione annuale, la stima è di 210 milioni, sempre in sette anni. Altri 150 milioni sono arrivati grazie ai sostegni per le assicurazioni anti grandine.

Cosa ancora?

Il Bbt sul lato italiano, cioè nel nostro territorio, in sette anni è quantificabile in 590 milioni. Ci sono poi altri finanziamenti nel settore della ricerca, della cooperazione transfrontaliera (Interreg) e altro ancora. Tra tutto si può arrivare a 1,5 miliardi.

I risultati sono adeguati? Il sistema dei finanziamenti europei non è certo al riparo da critiche.

Sì e no. I fondi sono gestiti spesso a livello locale e non viene dato abbastanza risalto al fatto che si tratta di finanziamenti garantiti dall’Ue. Passa l’idea che si tratti di finanziamenti comunali. I contadini invece sono molto coscienti del valore dell’Ue nel loro settore: nell’agricoltura di montagna oggi i fondi europei sono più importanti del bilancio provinciale. Senza Ue l’agricoltura di montagna non andrebbe da nessuna parte. Detto questo, qualche riforma sul sistema va fatta.

Eppure sarà una campagna elettorale come minimo euroscettica.

Si dice che va tutto male, è tipico del populismo. Basta vedere cosa sta succedendo a Londra per capire chi sbaglia.

L’Ue non è mai nata come politica comune. E dei valori europei cosa è rimasto?

I governi sempre più euroscettici non aiutano. L’Operazione Sophia nel Mediterraneo è stata bloccata a causa di questo clima, nonostante avesse salvato molte vite. Va bene la sicurezza, ma c’è un fattore umano che si sta perdendo di vista.

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