L’università ha aperto la «fattoria» dei robot 

L’industria 4.0 nel cuore di Bolzano. Inaugurata ieri la «Smart Mini Factory»  Un laboratorio dove fare ricerca, innovare e collaborare con le imprese



BOLZANO. Alla fine Paolo Lugli, il rettore, ce l'ha fatta a portare la sua Unibz fuori dalla torre d'avorio. A dotarla di quel “pass” che le serviva per farla entrare nella rete dei processi produttivi, dotandola delle tecnologie applicate e applicabili che il mondo economico aspetta come il pane. E l'attende proprio dalla sua Università. Ecco, tutto questo è nella «Smart mini factory», un laboratorio non solo del futuro ma una palestra del (possibile) presente: robot come quelli delle catene produttive reali delle grandi case automobilistiche, sistemi di presa per la movimentazione robotizzata che sono poi quelle legioni di “mani” meccaniche che allestiscono prodotti a ciclo continuo al posto di migliaia di operai. E poi sistemi di realtà virtuale per produrre realmente modelli in scala, non per far solo cinema nelle fiere. E tutto in piccolo. "Smart e mini" dunque. È stata aperta ieri in via Rosmini, questa nuova factory Unibz, accanto al Fab Lab, inaugurato lo scorso anno. La differenza l'ha spiegata il rettore: «Lì c'è un laboratorio aperto a tutti. Qui invece, c'è la tecnologia con la quale possono allenarsi gli studenti, specializzarsi i docenti e trovare contatti le imprese». È l'industria “4.0” che vede la sua calata nel mondo accademico e reale, la digitalizzazione che tanto serve alla rete produttiva altoatesina, fatta di piccole e medie aziende. «Siamo su tre fronti qui - ha chiarito Dominik Matt, il direttore scientifico della factory - quello della ricerca, con il know how da riversare sui futuri ingegneri; della didattica, col focus sui nostri corsi di formazione per gli studenti e infine dell'impresa, la manifattura, come punto di contatto e supporto nell'implementazione dell'industria 4.0». Insomma, in via Rosmini ci si gioca un gran pezzo di futuro. A Federico Giudiceandrea brillavano gli occhi: «Ecco il passo che tutti noi aspettavamo- ha detto il presidente di Assoimprenditori - perché non serve solo la teoria e le strutture fisiche, gli edifici e le aule; servono i laboratori, la formazione, i codici con i quali le nostre aziende sappiano come e con chi innovare». È lo schema che ha tracciato Arno Kompatscher. Il quale, dopo aver ricordato i 63,5 milioni di euro investiti in infrastrutture (dall’ateneo al Noi park) ha chiarito: «Ora puntiamo a riempire queste scatole bellissime, a farne laboratori di scienza applicata, per mettere a disposizione dell'Alto Adige tecnologie e cervelli». In arrivo, in questa visione legata all'innovazione, la facoltà di Ingegneria. Che sorgerà tra due anni a fianco del Techpark. «Il suo finanziamento è già agli atti» ha assicurato il governatore dopo aver testato gli occhiali virtuali. Cosa ha visto presidente, la sua nuova giunta? «Beh, ho visto tanto verde. È il colore sia dei Verdi che della Lega, no?». Scherzi della tecnologia alla "Smart mini factory". (p.ca.)













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