L’uomo assassinato aveva cacciato la moglie

La donna è accusata di averlo ucciso a Laives con una mega dose di metanolo Depone un collega: «La notte prima dell’omicidio vi fu un forte litigio»


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Erano molto tesi i rapporti tra Josef Surkala e la moglie Jana Surkalova accusata di averlo assassinato a Laives nel dicembre 2013 con una dose da cavallo di metanolo (190 milligrammi per decilitro di sangue). E’ emerso in occasione della nuova udienza di ieri del processo davanti alla corte d’assise di Bolzano. Ancora assente la donna ceka sotto processo con una imputazione da ergastolo. E’ stato un compagno di lavoro della vittima, un altro dipendente della ditta Alois Defranceschi, a fornire ai giudici particolari importanti su quello che potrebbe risultare il movente del delitto. E’ un passaggio importante del processo, tutto indiziario. Che il bracciante agricolo Josef Surkala sia stato ucciso è un dato di fatto. Individuare il movente del delitto significa ovviamente mettere a fuoco chi potrebbe aver avuto l’interesse di compiere l’omicidio. E’ stato il collega ceko Tomas Kocifaj a rivelare ai giudici che vittima e presunto carnefice erano ai ferri corti. La donna venne in Alto Adige tre volte nell’arco di un paio di mesi (nell’autunno del 2013) per far visita al marito, al lavoro per buona parte dell’anno presso la ditta ortofrutticola Defranceschi di Laives. Il teste di ieri ha confermato che la vittima (che sino ad allora aveva sempre goduto di ottima salute dimostrandosi un gran lavoratore) accusò gravi malesseri in occasione di tutte e tre le visite della donna con sintomi sempre simili: problemi di stomaco, instabilità, stato confusionale, stanchezza, pallore e occhi ingialliti. In occasione dell’ultima visita (quella dell’11 dicembre 2013) Josef Surkala finì sotto terra. Ieri il teste Tomas Kocifaj ha raccontato che proprio la notte tra l’11 ed il 12 dicembre, dormendo nella stanza accanto, sentì i due coniugi litigare violentemente. «Vattene, non voglio più vederti» avrebbe urlato Josef Surkala alla moglie. La mattina alle 7 l’uomo evidenziò i primi sintomi di un nuovo grave malessere. Decise comunque di recarsi al lavoro non prima di aver diffidato la donna: «Quando torno a mezzogiorno non voglio più trovarti qui». Poco dopo l’uomo provocò un piccolo incidente per improvvisi problemi di vista e quando tornò in camera fu costretto a buttarsi a letto per tutto il pomeriggio. La notte successiva entrò in coma e morì in ospedale dopo un’agonia di una ventina di ore. Il teste ieri ha anche rivelato di essere stato contattato dall’imputata nella Repubblica Ceka una decina di giorni fa in vista della testimonianza di ieri . Cercando di far nascere sospetti su una bottiglia di liquore di produzione artigianale che la vittima avrebbe avuto in regalo da un conoscente.

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