La band dei Nolunta’s ha creato il rock-folk in versione gardenese

Sei ragazzi che riescono a conciliare lavoro, prove e concerti Ora devono trovare il tempo per il corso alla scuola di Mogol


di Daniela Mimmi


ORTISEI. C'erano una volta sei ragazzi che amavano molto la musica,il loro ridente paesello all'entrata di una bellissima valle, i prati e i boschi che lo circondavano. Ma più di tutto amavano la musica. Per un po' hanno suonato in cantina, poi in qualche pub del loro paese, che però cominciava a stargli un po' stretto. Hanno scelto un nome importante, rubato a Schopenhauer. Poi il successo è arrivato e loro sono andati a suonare al Piper, il tempio romano della musica dagli anni Settanta in poi, in Germania, in Austria, in Belgio, in Slovenia. E hanno venduto tutte le prime mille copie del loro cd «Rising circle». Questa è la storia dei Nolunta's, una storia che sembra quasi una favola, ma che dietro agli applausi, i viaggi, i concerti, i dischi, nasconde molta fatica, molta determinazione e molte rinunce.

I Nolunta's sono tutti di Ortisei, hanno tra i 20 e i 25 anni e cercano faticosamente di coniugare musica, lavoro e studio. Andreas Kondrak ha 23 anni, è il cantante e il chitarrista del gruppo. Ha fatto il muratore, poi l'elettricista, poi ha venduto materiale elettrico in un negozio. Adesso porta sulle piste gli sciatori che alloggiano all'Adler.

«È molto pesante lavorare, fare in media un concerto ogni tre giorni in mezza Europa, provare le sere libere che ci restano. Per fortuna ormai in Val Gardena siamo conosciuti e tutti ci aiutano, dai genitori ai datori di lavoro: senza il loro appoggio sarebbe impossibile fare quello che facciamo».

Luigi Romanelli ha 26 anni, si sta laureando al Politecnico di Milano in ingegneria e nella band suona la chitarra. Simon Paur ha 25 anni, prima suonava il basso, adesso la fisarmonica, prima suonava musica tradizionale, adesso la musica particolare dei Nolunta's. Sa fare un po' di tutto: il meccanico, l'idraulico e pare che sappia anche suonare dormendo e che l'abbia fatto diverse volte... Hannes Senoner ha 23 anni, fa il carpentiere e suona le percussioni. Il più giovane, e a detta dei compagni anche il più pigro, è Stephan Canins, 21 anni, fa il carpentiere, viene da una famiglia di musicisti (lo zio Viktor è un contrabbassista molto conosciuto e il padre suona uno strumento molto particolare, il dulcimer) e nei Nolunta's suona il contrabbasso, dopo aver suonato per tanti anni il violino. Alla batteria c'è Leo Großrubatscher: ha frequentato il Liceo scientifico a Bressanone e adesso frequenta la facoltà di farmacia a Innsbruck, perchè papà ha la farmacia di Ortisei. «Voglio finire l'Università e laurearmi - dice - ma mi dico che non mi corre dietro nessuno. La mia prima passione è la musica. E ci provo, anzi ci proviamo».

All'inizio per loro la musica era solo una grande passione,nessuno aveva il coraggio di sperare che diventasse qualcosa di più. Poi tutto è successo, in un anno e mezzo. Ognuno dei sei ha regalato qualcosa di personale e intimo al gruppo e ne è nata una musica particolare e originale, a cavallo tra il folk e il rock ma con dentro molto altro ancora. Così ci hanno provato, hanno vinto il premio dei lettori del quotidiano Alto Adige al Concorso Upload, hanno vinto la sezione nazionale del Rocknet Live Award e suonato al Rock Festival in Dusty Valley di Vienna e come ospiti a Bruxelles. Hanno uno stuolo fedele di fan che li segue ovunque. Ultimamente sono stati tra i vincitori del Tour Music Fest (6000 iscritti e tra questi 800 band) e hanno suonato la loro “Spring flowers grow” sul palco del mitico Piper di Roma. Dalle mani di Mogol, il celebre paroliere, hanno ricevuto un prezioso premio: un corso nella sua scuola di musica in Umbria. «Speriamo di riuscire ad andarci in primavera, in un periodo libero dal lavoro e dai concerti. Adesso dobbiamo organizzarci bene, anche per cominciare a lavorare al nostro nuovo disco. La musica è la nostra passione, per suonare siamo disposti a tutto, anche a fare cose terribili come poche settimane fa: Innsbruck, Slovenia e Bolzano di fila».

La definizione giusta ce l'ha Leo Großrubatscher: «La musica è una caramella amara...».

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