La storia

La battaglia di Alfio, 96 anni: «Il parroco nega l’uso dei cortili»

Al Club della Visitazione la protesta degli anziani per i quali le iniziative dell’associazione sono state per anni l’appuntamento fisso soprattutto in estate nei piazzali della Visitazione e di Regina Pacis. Braccio di ferro con don Bona per la messa a disposizione degli spazi


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Quello che sta succedendo ha dell’incredibile: il parroco della Visitazione e Regina Pacis non consente più l’utilizzo dei cortili interni delle due chiese. Spazi in cui, dalla fine degli Ottanta e fino all’estate scorsa, il Club della Visitazione organizzava iniziative per gli anziani e per il quartiere. Sa cosa vuol dire per chi non è più giovane, dopo un anno come quello che abbiamo vissuto, potersi incontrare di nuovo, anche solo per prendere un caffé e fare due chiacchiere? È vita». Alfio Di Vincenzo, grinta da vendere a dispetto dei 96 anni (ne compie 97 domenica), non si arrende all’idea che l’attività del Club della Visitazione sia bloccata. All’origine della vicenda il braccio di ferro col parroco Andrea Bona in trattativa con l’associazione “La Strada”, intenzionata a prendere in affitto tutto il centro Lovera.

Il sodalizio, creato dalla vulcanica Rita Krawczyk Daidone nel 1986, ha la sede storica proprio all’interno del Centro Lovera, che fa capo alla parrocchia della Visitazione di viale Europa. Il parroco, l’autunno scorso quando è scoppiata la pandemia, ha di fatto chiuso la sede del Club, accessibile solo in caso di necessità e previa comunicazione al custode; negato anche l’uso del cortile antistante la chiesa della Visitazione e quello di Regina Pacis, utilizzato la scorsa estate come punto di ritrovo per gli anziani e la sera per eventi aperti a tutti, ovviamente nel rispetto delle norme anti-Covid.

In quest’estate ancora fortemente condizionata dal virus, in cui una serie di iniziative per la terza età e non solo sono state cancellate, l’assenza di Rita, con la sua carica di vitalità ed ottimismo, pesa ancora di più.

«Tutti si riempiono la bocca - attacca Di Vincenzo - parlando di terza età, ma adesso che ci sarebbe da fare qualcosa, nessuno si muove. Silenzio assordante da parte delle istituzioni. Evidentemente non sanno in realtà quanto sia importante il lavoro di certe associazioni: dal Club della Visitazione all’Auser, all’Ada, all’Antea. Io sono pronto a scendere in piazza con i cartelli al collo come fanno i giovani, se serve a smuovere le acque. Lo faccio perché ho un debito di riconoscenza nei confronti del Club della Visitazione. Nel 2008 quando è morta Maddalena, mia moglie, sono caduto in depressione, perché la solitudine soprattutto ad una certa età, è una brutta bestia. Se ne sono uscito è merito anche del Club che in questi anni è diventato per me una seconda casa e uno dei fulcri del quartiere».

Un mix di rabbia e amarezza anche nelle parole di Giulietta Facchin, 83 anni: «In estate e in inverno gli appuntamenti, organizzati dal Club della Visitazione, sono stati una boccata di ossigeno. Non è possibile che, dopo tanti anni in cui Rita, la presidente, ci ha messo l’anima per creare un bel gruppo affiatato, tutto finisca perché il parroco non concede più l’uso degli spazi alla Visitazione e a Regina Pacis».

Qualcosa di simile era successo nel 2019 agli alpini che dopo 20 anni di Sagra del risotto nel cortile di Regina Pacis avevano dovuto spostarsi in piazza Tribunale.

«Siamo in trattativa - spiega Paolo Marcato, direttore de La Strada - per prendere in affitto tutto il Centro Lovera, chiuso dall’inizio della pandemia, e tornare ad aprirlo al quartiere. All’interno c’è anche la sede del Club della Visitazione. Stiamo facendo una serie di valutazioni anche alla luce di quello che potrebbe succedere in autunno, con possibili nuove chiusure e blocco di ogni attività. Se la trattativa andrà in porto, discuteremo anche con il Club della Visitazione, ma al momento è prematuro».













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