LA CONDANNA DI CHRISTIAN GALEOTTI

La Cassazione conferma Reato il sesso con animali

BOLZANO. Christian Galeotti, discusso allevatore bolzanino travolto da una serie di procedimenti penali legati al commercio di cuccioli di cani, è stato il primo primo imputato nel nostro Paese ad...


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Christian Galeotti, discusso allevatore bolzanino travolto da una serie di procedimenti penali legati al commercio di cuccioli di cani, è stato il primo primo imputato nel nostro Paese ad essere condannato in via definitiva per aver utilizzato degli animali per scene di sesso maniacale finite in alcuni film a luci rosse.

Ieri la terza sezione penale della Corte di Cassazione ha reso note le motivazioni che hanno indotto i giudici di legittimità a confermare la condanna inflitta in primo ed in secondo grado dai giudici di merito.

La sentenza di primo grado (emessa con rito abbreviato) fu firmata dal giudice Isabella Martin: due anni di reclusione per maltrattamenti di animali. In appello la sentenza venne confermata.

Ora la Corte di Cassazione ha imposto il giudicato: fare sesso con gli animali configura il reato di maltrattamento, anche se la specifica condotta non è prevista dal nostro codice.

Nelle motivazioni della sentenza i giudici di legittimità rilevano anche che l’allevatore Christian Galeotti «usava anche mantenere cani a pensione, deliberatamente ometteva di curare gli animali di cui era custode, cagionandone in alcuni casi addirittura la morte per fame o mancanza di cure mediche e inoltre costringeva alcuni cani ad avere rapporti sessuali con donne».

La Cassazione, dunque, ha chiarito in via definitiva che i giudici di primo e secondo grado a Bolzano avevano correttamente accertato il maltrattamento le cui conseguenze (perché vi sia reato) non devono necessariamente comportare malattie agli animali. Anche provocare scompensi di carattere psicofisico in un animale (costringendolo ad un comportamento in contrasto con le sue leggi naturali) configura il maltrattamento e, dunque, il reato.

Dopo la sentenza definitiva su Christian Galeotti, la zoorastia è dunque reato in Italia nonostante non esista una legge che espressamente la vieti .

La Lav, lega antivivisezione, ha sottolineato ieri, con un comunicato, l’importanza di questa sentenza definita «storica» in quanto «interviene a chiarire l’ampia e generale portata applicativa del delitto di maltrattamento animale nelle sue varie ipotesi».

«Una sentenza - si legge ancora nel documento della Lav - che potrà essere impiegata come “faro” in analoghi casi» ricordando che colui che è responsabile a qualsiasi titolo del benessere di animali ha l’obbligo giuridico di impedire qualsiasi tipo di lesioni, siano esse fisiche che psicofisiche, ora entrambe penalmente rilevanti.

Christian Galeotti è in attesa di altre sentenze definitive a suo carico.

Per ora ha ottenuto la sospensione condizionale della pena ma rischia di dover scontare concretamente in carcere eventuali altre condanne.

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