La città si mobilita per il funerale a Mariasilvia 

Docente universitaria, prima lesbica a uscire allo scoperto Centaurus: «Grazie, il tuo coraggio ci accompagnerà» 



BOLZANO. Che vita incredibile, coraggiosa, faticosa e resistente ha avuto Mariasilvia Spolato, la clochard ospite di Villa Serena morta a 83 anni. Ma prima di finire sulla strada, Mariasilvia Spolato, padovana trapiantata a Roma, laureata in matematica, è stata una docente universitaria e, ancora, la prima lesbica a fare «coming out» nel 1972, in prima fila nel nascente movimento per i diritti degli omosessuali, al fianco di Angelo Pezzana nel fondare la rivista Fuori. Troppo coraggiosa per i suoi tempi, Mariasilvia Spolato pagò con la rottura dalla famiglia e l’esclusione dall’università. Un po’ alla volta lo scivolamento fino a diventare una clochard, l’arrivo a Bolzano, dove in molti si erano abituati a lei. La sua storia, raccontata ieri sul nostro giornale, ha commosso la città. La comunità omosessuale la ricorda con affetto e un po’ di rimorso. «Non conoscevo questa vicenda incredibile», dice Andreas Unterkircher, presidente di Centaurus. Da fuori Bolzano si sono fatti vivi i vecchi compagni di battaglia. «Mi hanno detto che non sapevano dove fosse finita Mariasilvia», ancora Unterkircher. La clochard laureata è ora in una cella frigorifera. «Essendo una nullatenente sarà il Comune, ritengo, a farsi carico dei funerali», fa sapere Liliana Di Fede, direttrice della Assb. Non dovranno essere funerali in solitudine. «Ci saremo», dice Unterkircher. Centaurus ricorda Mariasilvia con le parole di due lesbiche attiviste, Sara Degli Agostini e Nerina Milletti: «Vogliamo ricordarti così Mariasilvia, con i tuoi occhi curiosi e ansiosi di conoscenza, nonostante il velo di melanconia che invano tentava di nascondere dolori e sofferenze. Strazi che hanno travolto la tua esistenza, dopo quel fatidico coming out nel 1972. Sì perché alcune vite contemplano un momento preciso, perspicuo, devastante, che segna un prima e un dopo. Un momento in cui il mondo che avrebbe dovuto riservarti meritate soddisfazioni va in mille pezzi e sai che nulla sarà più come prima. Vogliamo tu sappia che noi quei pezzi li abbiamo cercati, raccolti, custoditi con rispetto e ammirazione. Quei pezzi li abbiamo messi in tasca e come preziosi talismani ci hanno guidato lungo tortuosi percorsi di rinascita. Ti siamo infinitamente grat* per il coraggio e l'onestà intellettuale che hanno contraddistinto quel tuo momento che è diventato anche il nostro, in un mondo che hai contribuito a cambiare e rendere, nonostante tutto, un po' più comprensivo e consapevole». Anche Dado Duzzi, noto commerciante, la ricorda: «Maria, quando ti conobbi, molti anni fa, mentre rovistavi nei vecchi cassonetti per cercare giornali o libri, non sapevo nulla della tua storia. Mi fermai a parlare con te, colpito da questa persona piccola, sformata, ma con due occhi vivacissimi e un sorriso buono, su un viso non bello, che mi affascinò, e che cercava libri o giornali». Ancora Duzzi: «Volevi sempre uscire, essere all'aria aperta. Libera sempre e comunque. E così desidero ricordarti». (fr.g.)

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