La storia

La commessa del Despar “angelo” dei poveri 

In via Claudia Augusta, Christina Mader per quindici anni ha confezionato i pacchi di prodotti a scadenza ravvicinata ritirati da Siticibo e distribuiti a chi ha fame. «Ormai c'è troppo spreco alimentare»


Davide Pasquali


BOLZANO. C’è chi magari se ne ricorda soltanto una volta all’anno, perché se ne celebra la giornata (inter)nazionale. C’è chi non ci pensa mai. E c’è chi combatte lo spreco alimentare tutti i santi giorni, da quindici anni. Non si tratta soltanto dei volontari del Banco Alimentare, ma anche di qualcun altro, fondamentale per la logistica della raccolta e della distribuzione del cibo a chi si trova in difficoltà (e che in questo periodo di pandemia riveste un’importanza ancora superiore rispetto al solito). Qualcuno però di cui nessuno si accorge: sono i dipendenti dei supermercati e delle botteghe alimentari che scovano tra gli scaffali i prodotti da ritirare perché vicini alla data di scadenza e, anziché buttarli via frettolosamente, li catalogano fin nei minimi dettagli su bolle ad uso interno ed esterno, li impacchettano e li consegnano ai volontari Siticibo.

Un’attività di routine fra mille altre, che qualcuno svolge per dovere, e qualcun altro per passione. Tra questi ultimi c’è sicuramente da annoverare Christina Mader, da pochi giorni in pensione dopo aver trascorso 26 anni al Despar di via Claudia Augusta 51, «il più vecchio della città», 15 dei quali a preparar pacchetti di freschi e freschissimi per Siticibo. Lei responsabile del bancone di uova latticini affettati e quant’altro, un’altra collega ad occuparsi della frutta e della verdura. Anche da donare.

Non ama molto comparire, Christina, vuole però rimarcare alcuni aspetti. «Tengo molto a esprimere gratitudine verso tutti i volontari del Banco che lavorano dietro le quinte per combattere lo spreco alimentare. Abbiamo un solo pianeta e buttiamo via senza ritegno tonnellate di cibo, anche quando non sarebbe il caso. Tante volte non è roba da buttare: abbiamo un palato, un naso, con quelli si capisce cosa sia da buttare veramente. Anche nell’agricoltura qualcosa non va: se la merce non è perfettissima non entra neanche nei magazzini. E intanto c’è gente che non ha da mangiare. L’ho sempre trovato assai doloroso».

Per questo ha aiutato Siticibo con passione, fin da quando Despar, pioniere altoatesino in tal senso, quindici anni fa ha avviato la collaborazione con il Banco alimentare. Anche perché gettare via cibo ai supermercati costa tot al chilo di smaltimento rifiuti, per carità, ma pure dimostrando una sensibilità ai tempi niente affatto scontata. Oggi, per fortuna, quasi tutte le insegne, in città, hanno seguito l’esempio di Aspiag.

Ma torniamo a Christina: «Al supermercato dobbiamo controllare ogni giorno: per latticini, frutta e verdura ci sono scadenze brevissime». Sugli scaffali niente cibi scaduti, ma molti prodotti vengono ritirati un bel po’ prima, tipo le uova o il latte a lunga conservazione. Cinque o sette giorni prima. Manna dal cielo, per Siticibo. Perché vanno benissimo le forniture di grandi enti nazionali e non, apprezzatissimi i finanziamenti statali e comunali causa Covid per fare acquisti all’ingrosso, una meraviglia i cartoni da 40 chili donati dalla Coldiretti ricolmi di prodotti made in Italy di qualità, e bene - cioè male per l’economia ma non per le finalità del Banco - che con il turismo in ginocchio gli importatori e i distributori alimentari costretti ad acquistare in grandi stock non riescano a smaltire tutto anzi il contrario, lasciando così più cibo da donare a chi ha fame. Ma si tratta per lo più di cibi a lunga conservazione. E in questo periodo, in cui bar ristoranti e alberghi sono chiusi e quindi non generano eccedenze nella produzione alimentare di giornata, frutta e verdura freschi e latticini per Siticibo sono manna dal cielo. Ma occorre che qualcuno, con diligenza e buon cuore, li scovi, li registri, prepari i pacchi e li consegni ai volontari. Perché se oggi non puoi vendere una mozzarella che scade domani, puoi però aiutare a donarla a chi se la mangerà stasera.

Epperò, Christina rimarca: «In questi anni al Despar ho visto troppa gente che butta lì il cibo senza rispetto, mi scuso se dico così, come fosse immondizia. Non sappiamo cosa sia la povertà vera, io l’ho vista viaggiando. Però anche qui da noi c’è gente che non ha da mangiare, specie in questo periodo di Covid. Speravo che con la pandemia la gente diventasse più consapevole, grata per quello che ha. Chi lo era prima è rimasto tale, ma chi non lo era non lo è diventato neanche ora».













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