La comunità luterana apre le porte ai profughi

Il pastore Friedrich e alcune volontarie offrono tempo e spazi ai richiedenti asilo Nella struttura in via Col di Lana si studia il tedesco, si cucina e si lavora



BOLZANO. È iniziato tutto un anno e mezzo fa, come per tanti altri, al binario 1 della stazione, con la prima ondata di profughi. Per caso. Tra i volontari che si alternavano in quella situazione di emergenza per aiutare e consigliare, c’erano alcune signore e giovani donne della comunità protestante di Bolzano.

Un passo dopo l’altro, la Chiesa evangelica luterana di via Col di Lana, è diventata una piccola realtà silenziosa e operosa della accoglienza ai richiedenti asilo. «Noi, come tanti altri, istituzioni, privati e chiesa cattolica», ripete il pastore Marcus Friedrich, che si presenta dichiarandosi allergico a ricostruzioni troppo facili: «Stiamo lontani dalla retorica dei pochi, buoni luterani che fanno tanto, mentre altri sono tanti e fanno poco. Non è così». Nei giorni scorsi alcuni volontari di Binario 1 hanno lanciato un appello ai parroci, perché aprano le porte di notte in caso di emergenza ai profughi fuori quota che dormono per strana. «I parroci si danno da fare. Capisco che certe situazioni facciamo arrabbiare, ma criticare è facile. Il difficile è fare meglio...», racconta il pastore Friedrich.

In via Col di Lana, una chiesa e una bella casa nel giardino sono al servizio della comunità protestante, germanici, scandinavi e austriaci.

Nel rapporto con i profughi sono partiti dalle necessità di base, un posto letto quando non c’è altro, preparare da mangiare, per iniziare poi un percorso di studio e lavoro che cresce insieme alle persone, in prevalenza giovani africani, afgani e pachistani, che stanno gravitando attorno alla chiesa.

Quando serve continuano ad ospitare qualcuno per la notte, ma non ne parlano volentieri. «È solo un punto di appoggio, non è così che si accolgono le persone. Devono esserci altri canali», dice Friedrich.

Un anno e mezzo fa dunque, i primi ad arrivare in via Col di Lana sono stati tre ragazzi del Ghana. «Alcune donne della comunità hanno voluto fare un passo che andasse oltre l’accoglienza sui binari. Hanno proposto un corso base di tedesco. È iniziato tutto così», racconta il pastore. Poi è arrivato il giardino. «Una delle nostre signore cura il prato qui davanti. Due dei ragazzi hanno accettato di darle una mano. Vengono tutti i venerdì». Senza enfasi, «siamo diventati come una famiglia». I corsi di lingua sono cresciuti. Ieri mattina c’erano quindici migranti. Le insegnanti volontarie sono Gudrun Rathjens, Annett Weißenburger, Rehema Rieß, Katrin Kötz, Inge Müller, Gabriele Telschow-Mayr. «Ci sono persone che non sanno leggere neppure nella loro lingua e persone con un grado alto di istruzione», raccontano. C’è il tema delle regole e delle differenze culturali. «La puntualità.... A volte arrivano per il corso di tedesco, a volte no, spesso sono in ritardo. Allora diciamo che siamo qui per loro. Qualche volta andiamo via dopo averli aspettati per venti minuti. Allora capiscono». Hannemarie Schimmelpfennig, ha oltre 80 anni e cucina per tutti. Ha imparato a preparare qualche piatto africano. «Sono diventata la nonna di tutti», racconta. I ragazzi arrivano e la baciano sulla guancia. «Hallo Hannemarie». Il pastore Friedrich: «Non è facile. A volte è rischioso, frustrante, complicato. Ma dove la vita non lo è? La chiesa può fare molto, se prendiamo sul serio il messaggio biblico sull’accoglienza agli stranieri. Queste persone vogliono partecipare alla vita della società. Se non vengono accettati, costruiranno delle società parallele. Sta anche a noi...». E il quartiere? «I vicini sono abituati alla nostra comunità, che sta molto all’aperto. Appena esce un raggio di sole, corriamo in giardino», risponde il pastore, «Non è cambiato molto con la comunità allargata». La maggior parte dei profughi che gravitano in via Col di Lana sono di religione musulmana. «Questa non è una missione, lo abbiamo messo in chiaro. Ma è una chiesa e si parla della nostra fede. Qualcuno ha iniziato a frequentare le funzioni». Prossimo passo? «Aiutarli con il lavoro. Alcuni sono già iscritti all’Inps e ricevono piccoli incarichi con i voucher». (fr.g.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

il rimpatrio

Chico Forti, il grande giorno: di nuovo in Italia. «Non vedo l'ora di riabbracciare mia madre»

L'aereo con a bordo il 65enne trentino, condannato all'ergastolo in Florida per omicidio, è atterrato a Pratica di Mare. Visibilmente commosso ha ringraziato la presidente Meloni (foto Ansa)

IL RITORNO. Arrivato a Roma dopo 24 anni di detenzione in America
LA RICHIESTA. I legali: "Subito istanza per vedere la mamma"
IL PENITENZIARIO. A Rebibbia prima del trasferimento a Verona. Fugatti: "Presto potremo abbracciarlo"
L'ANNUNCIO. Oggi il rimpatrio di Forti. "Per me comincia la rinascita"

LO ZIO GIANNI. "Chance di nuova vita dopo una lunga battaglia"
NORDIO.
 "Straordinario traguardo politico e diplomatico"
LA SCHEDA. L'imprenditore surfista che vinse da Mike in tv accusato di omicidio a Miami

Attualità