La Corte europea deciderà sul caso dei figli “negati”

La madre ha portato i bambini in Austria e il Tribunale di Innsbruck la difende Il padre bolzanino dovrà ricorrere a Strasburgo per poterli rivedere


di Riccardo Valletti


BOLZANO. La vicenda di S.P., il padre separato cui sono stati sottratti i figli dall’ex moglie austriaca, sembra non avere fine. E il caso sta facendo giurisprudenza nei tribunali, tanto è complicato il cortocircuito burocratico in cui la situazione è sprofondata: da un lato c’è un padre che non riesce a vedere i suoi figli da oltre sei mesi, ma che nel frattempo c’è per pagare tutto quello che la legge gli impone di pagare; dall’altro una donna che fa di tutto per impedire all’ex consorte di passare del tempo con la sua prole, e che dopo aver ottenuto tutti i diritti che la legge italiana gli riconosceva, ha intentato una nuova causa di divorzio contro l’ex marito, nel tentativo di raddoppiare i benefici di questa situazione. E per una terra di frontiera come l’Alto Adige, la questione non è di poco conto, soprattutto visto l’aumento statistico delle famiglie mistilingui.

In un primo momento sembrava che gli atti avessero preso la strada della soluzione, quando dal tribunale di Bolzano era stato depositato un decreto che imponeva il capoluogo altoatesino come competente su questa materia, ma a quanto pare la legge austriaca ha deviato per la tangente, raddoppiando il procedimento e obbligando il già quasi disperato padre a presentarsi a sua volta in tribunale a Innsbruck per difendersi dalle accuse della madre dei suoi figli. «Per dirimere questa questione – afferma l’avvocato Juri Androllo, il difensore del papà separato – saremo costretti ad appellarci alla Corte di Strasburgo, questo conflitto di competenze tra tribunali mostra che c’è un buco nella giurisprudenza europea che deve essere colmato». Nel frattempo c’è stato posto anche per la beffa, in occasione delle vacanze estive. In vista della partenza per le sue ferie, secondo il resoconto del papà, la donna avrebbe lasciato i due figli in affidamento per qualche giorno presso una famiglia che vive a poche centinaia di metri dalla casa in cui avevano sempre vissuto quando risiedevano in Italia, e dove ora vive il loro papà. La donna però, stando alla testimonianza della famiglia ospite, avrebbe proibito qualunque comunicazione tra i figli e il padre, che non avrebbe mai dovuto sapere della loro presenza in territorio italiano. «Mi sembra pura cattiveria – si sfoga S.P. – avremmo potuto passare qualche ora insieme e prendere un gelato, dopo tutti questi mesi senza poterli riabbracciare; per riaverli sono disposto a tutto, lei può prendersi anche la casa e tutti i miei soldi, purché riporti i miei figli qui e mi lascino continuare a fare il padre».

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