La denuncia di una spiata 

Una donna di Predazzo ha trovato delle microspie in casa



BOLZANO. Tutto è iniziato grazie all’intraprendenza di una donna di Predazzo che era in fase di separazione dal marito, per ironia della sorte un appartenente alle forze dell’ordine anche lui. La donna, che è difesa dagli avvocati Marco Vernillo e Antonio Saracino, era sottoposta a un vero e proprio pressing psicologico e per questo c’è un altro procedimento penale per maltrattamenti. Per lei era un periodo difficile e proprio in questo periodo ha visto sul telefono del marito dei messaggi di Delmarco. L’investigatore spiegava al marito della donna di aver messo delle cimici nelle due case in cui la signora viveva e nella sua auto, in Trentino e in un’altra regione. La donna si è messa a cercare e ha trovato in entrambe le case le microspie. Così ha fatto denuncia ai carabinieri. Dunque sono partite le indagini prima dei militari di Cavalese e poi di quelli del nucleo investigativo di Trento competenti per il reato di intercettazione abusiva. E’ scattata la perquisizione dell’agenzia investigativa e sono stati sequestrati a fini probatori i telefoni dell’investigatore privato. Delmarco, però, si è rifiutato di fornire il Pin per entrare nei telefoni. E qui sono entrate in campo le nuove tecnologie a disposizione dei carabinieri che sono riusciti ad accedere ai dati dei due telefoni anche senza Pin. Come si ricorderà, un caso simile era accaduto un paio d’anni fa in California quando l’Fbi voleva accedere al telefono iPhone di un terrorista che era stato ucciso dopo un attacco che aveva provocato 14 morti. La Apple si rifiutò di sbloccare il telefono, ma l’Fbi ci riuscì dopo alcuni mesi. I carabinieri di Trento, usando dei software dedicati, ci sono riusciti in molto meno. E così sono saltate fuori tutte le chat su Whatsapp e Telegram che Delmarco intratteneva con gli uomini delle forze dell’ordine che gli davano informazioni sensibili in cambio di soldi.(f.q.)













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