La Diocesi non paga per don Carli

La Curia resiste in tribunale: non possiamo rispondere degli atti di un sacerdote



BOLZANO. Sul caso don Giorgio la Chiesa non è disposta a trattare e ha deciso di affrontare il processo avviato in sede civile con una posizione radicale che può essere sintetizzata in due punti: noi crediamo che i presunti abusi sessuali sulla ragazza non siano mai avvenuti ma se anche fossero avvenuti il solo responsabile è lo stesso don Giorgio perchè a parrocchia e diocesi non è imputabile nulla.

Il procedimento radicato in sede civile a seguito del mancato pagamento del risarcimento stabilito dalla Corte di Cassazione nel processo penale dovrà chiarire proprio chi può essere considerato responsabile in solido di fatti che in sede penale sono già stati accertati con sentenza ormai passata in giudicato. In sostanza il processo civile (che dopo la prima udienza è stato aggiornmato addirittura al 24 gennaio 2013) deve semplicemente stabilire chi può essere considerato responsabile civile oltre allo stesso don Giorgio i cui legali hanno sempre risposto picche ai vari precetti di pagamento.

Come si ricorderà in sede penale la Corte di Cassazione stabilì che le violenze sessuali ai danni della bambina (che all'epoca frequentava la parrocchia di San Pio X) ci furono ma - sotto il profilo penale - il prete venne salvato dalla prescrizione. In effetti la Cassazione riscontrò in sentenza l'avvenuta prescrizione ma non annullò la sentenza di secondo grado (che condannava don Giorgio a sette anni e mezzo di reclusione).

Risultato: la Cassazione stabilì che don Giorgio non doveva scontare neppure un giorno di reclusione (perchè il reato è prescritto) ma che avrebbe dovuto risarcire la parte lesa e le parti civili. Un conto salato: 760 mila euro. Cinquecento mila euro dovrebbero essere versati alla ragazza denunciante, cento mila euro a testa dovrebbero andare ai due genitori, 60 mila euro dovrebbero servire a risarcire le spese di costituzione di parte civile. I diversi atti di precetto inviati a don Giorgio per sollecitare il pagamento non hanno sortito alcun effetto. «Da parte della Chiesa - rivela l'avvocato Gianni Lanzinger, legale della ragazza che denunciò gli abusi - non è mai arrivata una sola proposta».

E' una posizione anomala rispetto alla strategia seguita in occasione di altri scandali sessuali che hanno coinvolto sacerdoti della Chiesa di Roma. «Forse anche perchè qui - spiega l'avvocato - non si avverte alcuna pressione da parte dell'opinione pubblica e dei fedeli». Don Giorgio, dunque, non paga perchè non ha nulla. Il processo in sede civile dovrà a questo punto stabilire se parrocchia e diocesi possano essere considerati responsabili civili e dunque essere chiamati a rispondere del comportamento del prete in qualità di «Ministro di culto» (aggravante riconosciuta in via definitiva nella sentenza della Cassazione).

«In sostanza - spiega ancora l'avvocato Gianni Lanzinger - noi sosteniamo che la Chiesa è un corpo che agisce attraverso i propri organi. E' evidente che un sacerdote opera per conto della Chiesa e non bisogna dimenticare che gli abusi avvennero nell'ambito dell'attività ecclesiastica in quanto la bambina andava in canonica per seguire la catechesi». Per difendersi e non essere chiamata a far fronte in solido al risarcimento già quantificato, la diocesi (difesa dall'avvocato Roland Riz) sta invece cercando di disconoscere l'attività di don Giorgio: che dunque, di fatto, in questa vicenda è sempre più solo, in quanto non solvibile.













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