La discarica a cielo aperto Amianto a castel Firmiano

All’ex campo nomadi (dismesso da un anno) non si è effettuata la bonifica Abbandonate sull’area bombole di gas, montagne di pneumatici, televisori


di Davide Pasquali


BOLZANO. L’ex campo rom posto poco sotto castel Firmiano è stato sgombrato nel corso dell’estate 2013, quando le tredici famiglie nomadi insediate lassù da decenni sono state risistemate in altrettanti appartamenti in città. È passato oltre un anno, ma non si è ancora proceduto né alla bonifica del terreno inquinato né allo smaltimento dei rifiuti. Senza voler ricercare i responsabili dello status quo, un fatto è incontrovertibile: lo spiazzo abbandonato è in condizioni deprecabili. Una discarica a cielo aperto, dove tra rifiuti di ogni genere spiccano diversi spezzoni di ondulina. Con tutta l’aria di essere costituiti da cemento amianto.

Iniziata la salita per Frangarto tanto amata dai ciclisti bolzanini, dopo poche centinaia di metri si può svoltare a sinistra, dove si trovano i campi da tennis Endas. Superatili, già si notano i primi sintomi di degrado. Stavolta probabilmente per colpa di qualche cittadino di Bolzano, che proprio non ha digerito il nuovo sistema di raccolta dei rifiuti: sacchi neri abbandonati a gruppi di quattro-cinque a lato della stradina. In cima, ad accogliere il visitatore è un passeggino abbandonato, ruote all’insù. L’accesso all’ex villaggio nomadi è sbarrato: due barriere new jersey di cemento. L’ex edificio di servizio, con finestre e porte cementate, è diventato il rifugio preferito di decine e decine di gatti: una delle colonie più estese dell’Alto Adige, che nei mesi scorsi aveva evidenziato diversi esemplari malati, tanto che si era dovuti intervenire per sterilizzarli ed evitare così il propagarsi delle malattie. Qualcuno se ne prende cura, a giudicare dall’elevato numero di cucce.

Più oltre, dove stavano le casette dei rom, seppure un poco nascoste dalla rigogliosa vegetazione spontanea, ci sono delle vaste, profonde vasche.

Ammesso e non concesso che venga la voglia di avvicinarsi, si scova di tutto. In un primo vascone ci sono piccoli elettrodomestici, i resti di uno scooter, tastiere di pc, toner di stampanti, matasse di fili elettrici, vecchi stereo, estintori. Poco oltre un altro vascone. Qui si è effettuata una sorta di raccolta differenziata: quasi solo gomma di pneumatici, di ogni foggia. Per auto, per bici. In mezzo, spicca comunque un televisore. Nella parte nord del vascone si è raccolta la plastica: una incredibile quantità di passeggini e di seggiolini per bimbi, quelli da bici. Altra vasca, altra sorpresa: paraurti di auto con taniche di benzina e olii esausti. Si potrebbe continuare a lungo, ma la primavera rigogliosa ha un po’ rovinato il colpo d’occhio. Se si viene quassù d’inverno, nel bosco si vedono subito distese di mobili abbandonati, vecchi serramenti, sedie di plastica e via discorrendo. A colpire più di tutto sono delle lastre di ondulina, sul grigio: tutta l’aria di essere di quelle pericolose, in amianto. Ad avvicinarsi per scoprire se sia così dovrebbero essere dei tecnici abilitati...

Per finire: il campo rom è stato sgomberato perché costruito in un posto malsano, dato che sotto, nei decenni passati, c’era una discarica. In tempi in cui non si badava certo a differenziare i rifiuti pericolosi. Pare che i tecnici municipali, a breve, debbano iniziare i carotaggi per scoprire cosa si annidi lassotto. C’è da augurarsi lo facciano in fretta.













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