La Finanza torna in Provincia a caccia di nuovi documenti

Il procuratore Guido Rispoli ha disposto accertamenti in relazione ad un documento introvabile Al centro il caso «Stein an Stein». Intanto i legali di Laimer stanno trattando il patteggiamento


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Il filone giudiziario dell’energia continua a tenere in fibrillazione il mondo politico altoatesino. Ieri era da poco trascorso mezzogiorno quando una pattuglia della Guardia di Finanza si è fermata davanti a Palazzzo Widmann in Provincia. Non è stato difficile ipotizzare che potesse essere in corso un nuovo blitz della magistratura a pochi giorni dalla prima udienza che vedrà alla sbarra davanti al tribunale l’ex assessore provinciale Michl Laimer (che l’altra sera ha rassegnato le dimissioni anche da consigliere provinciale) e l’ex direttore generale della Sel Maximilian Rainer.

In effetti gli uomini delle Fiamme Gialle erano a caccia di documenti per conto della magistratura. In particolare il procuratore Guido Rispoli aveva dato disposizione di cercare un documento cui avrebbe fatto riferimento una super testimone per il caso «Stein an Stein» altra vicenda legata al business dell’energia che approderà in udienza preliminare la prossima settimana e che ha evidenziato in maniera macroscopica rilevanti intrecci a filo doppio tra rilevanti appetiti economici ed il mondo politico.

Il progetto bocciato. Il documento in questione non sarebbe stato trovato negli archivi della Provincia. Nel frattempo però è emerso che la Procura ha concluso ulteriori accertamenti per un nuovo capitolo della vicenda «Stein» che sembra confermare i mille sospetti già emersi di una presunta corsia preferenziale goduta dalla «Stein an Stein» dopo che la Sel vi aveva rinunciato dando il via libera ad insospettabili interessi privati di alcuni dirigenti della stessa società. Come noto la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio di Maximilian Rainer, Klaus Stocker e Franz Pircher.

L'accusa è rimasta quella di partenza: abuso d'ufficio e truffa aggravata in concorso. In sostanza i tre inquisiti avrebbero agito contro gli interessi legittimi della società per cui lavoravano, coltivando un progetto alternativo e clandestino che avrebbe potuto garantire ai tre inquisiti i benefici economici del business dell'energia per alcuni decenni.

E' questo il cuore del processo. Ora la Procura sta scrivendo un nuovo capitolo. Sembra infatti che la Provincia avesse deciso di tutelare in qualche maniera l’impianto della Stein che, considerato stranamente non strategico dalla Sel, avrebbe dovuto successivamente essere potenziato dopo che sulla società austriaca titolare del vecchio impianto avevano messo le mani personalmente alcuni dirigenti della stessa Sel.

Proprio in quel periodo la Provincia avrebbe bocciato un nuovo progetto che la Eisackwerk di Hellmuth Frasnelli avrebbe voluto realizzare a monte dell’impianto Stein. Secondo le ipotesi al vaglio della magistratura, il «niet» provinciale potrebbe essere stato deciso proprio per evitare di togliere risorse idriche in futuro alla «Stein» . Un’ attenzione da parte della Provincia che ha destato qualche sospetto dopo che la Sel aveva deciso di non investire su quell’impianto,

Il patteggiamento. Nel frattempo la difesa dell’ex assessore Laimer e dell’ex direttore generale della Sel Maximilian Rainer sta mettendo a punto la strategia processuale difensiva nel tentativo di evitare il processo già fissato per lunedì mattina. Probabilmente sabato mattina gli avvocati Brandstätter , Aiello e Bertacchi si incontreranno con il procuratore Rispoli per definire una ipotesi di patteggiamento soft. Per gli imputati (che non si sono arricchiti personalmente), la necessità è restare entro il limite dei due anni (compresi ovviamente la riduzione di un terzo per il rito) per ottenere la sospensione condizionale. Codice penale alla mano e preso atto del capo d’imputazione non è un obbiettivo facile. Soprattutto per la contestazione (al solo Michl Laimer) anche del reato di tentata concussione ai danni dell’imprenditore Frasnelli a cui sarebbe stato fatto presente che se non avesse rinunciato alla concessione per la centrale idroelettrica di Sant’Antonio non avrebbe ottenuto il via libera all’ampiamento richiesto per una cava in alta val Pusteria.

La Procura starebbe però dando il proprio benestare ad una derubricazione di questa imputazione in violenza privata.

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