La giovane squillo: «Sesso per la retta»

Una delle studentesse si vendeva all’amico di famiglia per pagarsi la scuola all’insaputa dei genitori



BOLZANO. Aveva deciso di prostituirsi, con un amico di famiglia cinquantenne, per pagarsi la retta scolastica in un istituto privato al quale si era iscritta all’insaputa dei propri genitori. È il dramma di una delle due ragazzine minorenni coinvolta nella vicenda delle cosiddette baby prostitute che ha portato in carcere un imprenditore altoatesino ed un impiegato meranese con la passione per la fotografia. I genitori delle due ragazzine hanno dato mandato all’avvocato Marco Boscarol di costituirsi parte civile nel procedimento. Il rischio che i danni, sotto il profilo psicologico risultino devastanti, è molto elevato. In primo luogo per lo shock che una minorenne finisce per vivere sulla propria pelle a livello di opinione pubblica anche se sotto la tutela dell’anonimato. È proprio questa la prima preoccupazione dell’avvocato Boscarol. «Parlare di baby prostitute - dice - mi sembra un po’ inappropriato. Queste due ragazze non avevano l’abitudine di frequentare o avere rapporti con clienti, non erano nei normali circuiti di persone che vendono sesso, non cercavano clienti facendosi pubblicità su internet. È successo un caso particolare con due conoscenti specifici. Non direi dunque che si possa parlare in senso stretto di baby-prostitute»

È vero che la loro decisione sarebbe legata anche all’incapacità economica delle rispettive famiglie di soddisfare le loro esigenze, in un caso addirittura per il pagamento della retta della scuola privata che frequentava?

«Entrambe sono di famiglia modesta . Di sicuro quello che è accaduto non è avvenuto per procurarsi vestiti all’ultima moda, telefonini sofisticati o scarpe nuove»

Ma è possibile che le famiglie non si siano mai accorte di nulla, nemmeno che c’era una retta scolastica da pagare?

«In effetti è così, anche se uno dei genitori qualcosa aveva intuito, tanto è vero che si era rivolto ai carabinieri. I genitori sono rimasti allibiti. Sono persone modeste ma onesti lavoratori. Forse proprio per il lavoro è mancato loro il tempo di occuparsi di più dei figli»

Ma come può una ragazzina decidere di vendere il proprio corpo per risolvere un problema economico?

«Non possiamo sempre abituarci a vedere il buono ed il cattivo in maniera netta. Può capitare che, vista l’occasione, la tentazione di garantirsi qualche piccolo extra diventi molto forte. Ma una ragazzina minorenne è sempre vittima. La stessa normativa penale è impostata per colpire chi cerca di sfruttare la mancanza di una maturità piena di un minorenne. È evidente che una ragazzina attorno ai 16 o 17 anni fa più fatica a comprendere i limiti della correttezza e quali siano i comportamenti più opportuni. A quell’età si può essere indotti a dare prevalenza ad alcuni aspetti del “vivere comodo” anche rispetto alla propria dignità».

Che tipo di danno possono aver subìto le due ragazzine?

«Dovranno essere effettuate importanti verifiche a livello psicologico. È un problema di educazione e di abitudine a comportamenti non corretti».

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