La grande delusione «Un’occasione persa per l’Alto Adige»

Messner: «Si è detto no al futuro». Pan: «Vogliamo essere una terra aperta e per questo continueremo a batterci»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Un’occasione persa? No, una vera e propria tragedia per il futuro della nostra terra». Reinhold Messner - il re degli Ottomila abituato a viaggiare fin da giovanissimo per inseguire il sogno di scalare una dopo l’altra le cime più alte del mondo e che ancora oggi passa per lavoro lunghi periodo all’estero - non usa mezzi termini per descrivere quelle che secondo lui saranno le conseguenze del voto di domenica.

«La vittoria del fronte del no è la dimostrazione che gli altoatesini non vogliono andare avanti e quindi hanno detto no al futuro. Ciò nella convinzione che siccome la disoccupazione è pressoché inesistente, il turismo e l’economia in genere vanno bene, sarà così anche il futuro. Purtroppo questo significa essere sordi e ciechi, non capire che le cose possono cambiare dall’oggi al domani. Se solo Grecia, Egitto, Turchia si risollevano, noi non saremo più una meta turistica privilegiata, perché la nostra raggiungibilità è quella che è. Torneremo a coltivare patate e non potremo neppure lamentarci, visto che sono stati gli altoatesini a decidere il loro destino». Stefan Pan, presidente di Assoimprenditori, l’associazione da mesi impegnata in prima linea a spiegare alla popolazione l’importanza dello scalo per la crescita dell’economia locale - prende atto dell’esito del referendum e promette: «Vogliamo essere una terra aperta e continueremo a batterci per questo».

La raggiungibilità è un elemento centrale per un territorio connesso con il mondo e al centro dell’Europa e un aeroporto efficiente è un fattore decisivo in questo contesto, proprio come le autostrade digitali o le reti stradali e ferroviarie. «Continueremo ad impegnarci - assicura Pan - per un Alto Adige raggiungibile e aperto e continueremo a farlo attraverso un dialogo che evidenzi rapporti e legami spesso nascosti. La raggiungibilità favorisce la creazione di valore e quindi le prestazioni sociali: sviluppo economico e welfare non si escludono a vicenda. È vero il contrario: lo sviluppo economico garantisce le prestazioni sociali». Temevano ma non si aspettavano una sconfitta così pesante gli albergatori: «Purtroppo, nonostante tutti gli sforzi - commenta Manfred Pinzger, presidente dell’Unione albergatori (Hgv) - non siamo riusciti a convincere la maggioranza della popolazione sull’importanza del piano di sviluppo e del concetto di finanziamento dell’aeroporto. Restiamo tuttora convinti, che uno scalo gestito dalla mano pubblica sarebbe importante per l’economia dell’Alto Adige». Delusione anche nelle parole di Carlo Perseghin, presidente provinciale della Fiaip, la federazione agenti immobiliari professionali tra i fondatori del Comitato del sì: «Sapevamo di perdere, perché quelli del Comitato del no hanno parlato alla pancia della gente, creando il panico. Purtroppo, contro l’emotività non puoi fare nulla: noi abbiamo fornito cifre, dati oggettivi per spiegare alla popolazione perché era giusto votare sì, loro hanno alimentato solo le paure».

Stabilito che per Perseghin è stato un errore indire un referendum su un tema strategico di questa portata, adesso bisogna pensare al futuro: «La mia speranza è che la Provincia continui a gestire l’aeroporto, perché questa sarà una garanzia per tutti». Anche Sandro Repetto, assessore in pectore della giunta Caramaschi ed esponente del Pd - il partito era schierato per il sì ad eccezione della segretaria Liliana Di Fede - parla di sconfitta annunciata: «Il fronte del sì non ha fatto campagna, non è andato nei quartieri, non è riuscito a spiegare perché l’aeroporto è una struttura importante per la crescita di questa terra: peccato perché, dopo il referendum Benko a mio avviso a Bolzano c’era il clima favorevole anche all’aeroporto»













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