Elezioni europee

La Lega altoatesina cauta su Vannacci. Gli ex: mossa di sopravvivenza

La candidatura del generale agita il Carroccio. Pancheri e Selle: «Darà il suo contributo ma è un esterno e qui in Alto Adige non sarà capolista». Matteo Gazzini: «Idea che non corrisponde a un disegno strategico». Maturi: «Ancora una candidatura paracadutata



BOLZANO. Il generale Roberto Vannacci è sfilato in mezzo ai timori della Lega di scendere di nuovo sotto la soglia di FI anche alle europee e sta lasciando una scia di disagi espressi ancora a mezza voce nel Carroccio. Le ultime dichiarazioni sulle classi separate per i disabili perché aiuterebbe i ragazzi, "Mussolini uno statista come Cavour e Stalin", e le donne in cucina hanno scatenato un putiferio anche all'interno del centrodestra.

In casa Lega, il Nordest si sta già agitando, dal governatore Massimiliano Fedriga alla vecchia "Liga veneta", chiedendosi che c'entri lui, le classi separate, il "normalismo" e tutto il resto con i valori fondativi di autonomia e federalismo. L'Alto Adige, che a sua volta se lo ritroverà sulla scheda elettorale bene in vista - anche se non capolista come invece al Centro - si divide tra vecchi e nuovi padani nel guardare alle proposte del generale.

Intanto Paolo Zenorini getta acqua sul fuoco: «Sarà in una posizione non apicale - preannuncia il neo segretario provinciale leghista - e in ogni caso corre da indipendente. Non è un organico al partito e Matteo Salvini l'ha sempre visto come un nome che può dare un contributo e non come una condivisione in toto dei suoi valori». Aggiunge, Zenorini: nel nostro consiglio federale non tutti erano d'accordo ma sono una minoranza. Tuttavia, ma questo non lo dice, pronta a scalare la segreteria se le cose andassero male nonostante Vannacci o invece proprio grazie a lui.

Kurt Pancheri, vecchia guardia verde indipendentista in consiglio comunale, va oltre: «Se lo hanno scelto significa che si aspettano che porti quel 2 o più per cento di voti capaci di farci crescere di nuovo. Dispiace del malcontento che sento da un po' circolare nel partito - si lascia poi sfuggire - ma forse era precedente all'arrivo di Vannacci. In ogni caso uno scarto andava compiuto».

Anche Roberto Selle, capogruppo in consiglio, tiene il punto. E dunque anche la linea: «Aspettiamo i risultati. Un indipendente contribuisce non sostituisce i nomi che arrivano dal partito».

Ma poi ci sono gli esponenti di punta della scorsa legislatura. E qui il fronte si incrina: «Federalismo, autonomia, territorio - polemizza Massimo Bessone - non mi pare la piattaforma programmatica di Vannacci. Lui nasce dentro altre logiche - commenta l'ex assessore provinciale - che probabilmente sono quelle che avevano condotto qui a suo tempo il commissario. E che hanno fatto allontanare tanti dalle vecchie trincee leghiste».

Più attendista Giuliano Vettorato. Lui, vicepresidente della giunta, aveva fatto un passo di lato, allora, per far posto a Maurizio Bosatra in vista delle ultime elezioni provinciali e ora guarda all'immissione del generale con lo sguardo di chi ne ha già viste tante: «Toglie un seggio a uno dei nostri che già è impegnato in Lega? Non direi. Porterà voti. Questo è almeno l'idea di Matteo Salvini. Poi, se le cose andranno bene, farà sfilare chi lo segue nella scheda e, nel caso di successo, sfrutterà solo la posizione di capolista nel collegio del centro».

Duro invece Matteo Gazzini. L'europarlamentare era decollato in quota Lega a Bruxelles per poi sfilare verso Forza Italia negli ultimi mesi e approdare nel circuito dei popolari europei col ministro Antonio Tajani. Evidenti le sue divergenze con i vertici padani: «La candidatura del generale Roberto Vannacci? Non mi pare che risponda ad un disegno strategico - spiega - vista la posizione molto autonoma del generale. Penso piuttosto che sia in atto, da parte di Matteo Salvini, una sua corsa per la sopravvivenza». In cui anche qualche punto percentuale in più potrebbe servire. Anche se giungesse dalle posizioni ambigue del generale.

«La mia Lega era al 38% adesso sta sotto persino alla doppia cifra - dice Filippo Maturi - per questo immagino che una candidatura così caratterizzata e estranea alla tradizione di quel partito certifichi una situazione che si è configurata ben prima dell'arrivo del generale». L'ex deputato approdato in parlamento giungendovi dal collegio leghista del Lazio, guarda ai precedenti: «Non voglio troppo soffermarmi su questioni oggi in casa d'altri - conclude - ma la Lega aveva sempre criticato la Boschi paracadutata in Alto Adige ma poi aveva fatto arrivare qui in Alto Adige un commissario dalla provincia di Lodi. Ora Vannacci. Non lo conosco, è militare con alte responsabilità, ha fatto bene il suo lavoro ma una sua candidatura mi pare estrapolata da logiche che non comprendo». P.CA.













Altre notizie

Attualità