L'operazione

La maxi retata di Bolzano: chili di droga a spacciatori giovanissimi

La banda aveva individuato dei ventenni altoatesini insospettabili ai quali cedeva ingenti quantità di stupefacenti



BOLZANO. Una “Bmw” di colore bianco con targa francese: è stata quell’auto di grossa cilindrata, notata più volte tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 davanti alla macelleria “Atlas food” di piazza Vittoria, ad insospettire gli uomini della squadra mobile coordinati da Giuseppe Tricarico.

All’indomani dei tredici arresti che hanno portato in carcere una banda formata quasi interamente da marocchini (tre le ordinanze di custodia cautelare che non sono ancora state eseguite, ndr), emergono nuovi particolari sull’operazione “Black gold” che vede coinvolti anche giovani spacciatori altoatesini.

È “seguendo” le tracce di quella macchina che si è riusciti a ricostruire un traffico internazionale di stupefacenti che partendo dal Marocco, faceva base ad Alicante e arrivava fino in Alto Adige, precisamente in un maso di Chienes: il sospetto è che la droga, trasportata spesso nei serbatoi di furgoncini, venisse nascosta nel bosco vicino, dove il fiuto del cane antidroga ha portato gli investigatori.

Dal maso sono stati ricavati degli appartamenti e Ben El Mekroud Rachid, 34 anni, ne aveva preso in affitto uno, dove viveva con la moglie, il figlio di pochi anni, e il fratello Ben El Mekroud Abdelkhalek, 21 anni, arrestato.

Ben El Mekroud Rachid era anche il gestore della macelleria che però serviva solo da copertura: nei locali della “Atlas food”, nella centralissima piazza Vittoria, è stata trovata carne in cattivo stato di conservazione.

Secondo gli uomini della Mobile era lui il capo dell’organizzazione che, dopo aver lasciato la Spagna dove avrebbe già avuto problemi con la giustizia per reati legati al traffico di stupefacenti, si era trasferito nella piccola Chienes, poco meno di 3 mila abitanti. In Pusteria, a quanto pare, non lavorava e faceva vita riservata.

In realtà Ben El Mekroud Rachid avrebbe trattato grossi quantitativi di droga. La banda avrebbe smerciato fino a 30 chili di hashish alla settimana. La droga arrivava confezionata in piccoli ovuli con un principio attivo molto alto (25-28%), ma anche in panetti (principio attivo massimo 8%): i primi erano i più richiesti ma anche i più cari. Intorno ai 600 euro all’etto i panetti, tra i 1800 e i 2000 sempre all’etto gli ovuli. In un’intercettazione di qualche mese fa l’uomo che, sempre secondo gli investigatori avrebbe curato la regia dell’intera organizzazione, raccontava di aver incassato in due giorni circa 30 mila euro. Si parla di un giro di affari di circa 4 milioni di euro in un anno.

Nel corso dell’indagine sono stati sequestrati in Italia e all’estero 100 chili tra cocaina e hashish.

Lo spaccio della droga era affidato a connazionali ma anche ad altoatesini: nei mesi scorsi la polizia ha arrestato in un centro commerciale di Bolzano due ventenni pusteresi, mentre ricevevano in consegna un chilo ciascuno di hashish.

Erano entrambi incensurati e quindi al di sopra di ogni sospetto. I soggetti ideali per rivendere la droga tra i coetanei a scuola e alle feste.













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