L'INTERVISTA don paolo zambaldi 

«La mia preghiera ai tempi del virus viaggia sul web» 

Il parroco di Tre Santi e Visitazione. «In internet ho aperto un nuovo spazio e ci sono già tanti accessi. Si può pregare anche a distanza. Mi manca però la comunità reale: parlare, raccontare»


Paolo Campostrini


Bolzano. Don Paolo Zambaldi smanetta che è un piacere. Ha un blog, dialoga con chiunque respiri, se vede una barriera la butta giù, sia che riguardi il mondo Lgbt che le minoranze in ogni luogo del mondo. Figurarsi qui, in Alto Adige. E figurarsi adesso, con tutti chiusi in casa. «In internet ho aperto un nuovo spazio - dice il parroco di Tre Santi e Visitazione - si chiama “La preghiera ai tempi del coronavirus”. E ci sono già tanti accessi». Se una volta era dal pulpito che veniva la predica, oggi, con don Paolo, viene dal computer. E poi, a guardar bene, non è proprio quella che si dice una predica. Più che dare risposte, chiede domande.

È uscito oggi, don Paolo?

Sì, ma poco. Sono andato al cimitero. Una funzione breve.

Ma si può ancora?

A certe condizioni. Solo qualche minuto di liturgia della parola. Niente messa. Presenza in esclusiva dei parenti stretti. E rigorosamente all'aperto. Le regole sono regole.

Aiutati che Dio ti aiuta...

Mettiamo in chiaro una cosa. Col virus nostro Signore non c'entra. Il virus non è una punizione divina. Facciamoci noi qualche domanda invece.

Serve pregare?

Sempre. Possiamo chiedergli di darci la forza. La preghiera ha sempre e comunque senso. Ci aiuta ad affrontare la vita, le sue prove. Possiamo chiedere sostegno, conforto.

E poi?

Aiuta a non perdere la speranza. E la speranza ci dice che finirà. Poi penso ai più deboli, ora.

E chi sono?

Soprattutto gli anziani. Sono i maggiormente esposti in questa brutta prova che ci è toccata. Sono i più impauriti. È importante star loro vicino, parlare, spiegare. Non farli sentire soli.

Una volta, con le epidemie, si facevano le processioni.

Altri tempi. E altra scienza. Il mondo è cambiato, sappiamo cose che una volta non conoscevamo. E' importante che il cristiano stia in questo mondo, lo conosca. E sono giuste le regole che impediscono gli assembramenti. Si può pregare in comunità anche a distanza oggi.

Che giorni sono per lei?

Particolari. Siamo tutti in attesa che passi.

Cosa le manca?

L'incontro. Lo stare insieme fisicamente. Mi manca la comunità reale. Il parlare, raccontare pensieri è una componente fondamentale del mio servizio. Poi, questo è un periodo molto particolare, intendo liturgicamente. Sono le settimane della Quaresima, la preparazione alla Pasqua.

Una Quaresima quotidiana, ormai. Per tutti, no?

Per questo sento ora più che mai l'importanza dei nuovi mezzi di comunicazione. La preghiera a distanza è centrale, per me. Lo è sempre stata ma adesso riesco ad avvertirne il peso decisivo. Cerco di ragionare sui mali del mondo, sulle altre disgrazie che toccano altri sfortunati sulla terra. E che non è solo il virus. Non siamo soli. E finirà.

Sta a lungo in casa?

Mi tocca.

E cosa legge?

Libri che ho lasciato un po' da parte in questi anni.

Quali libri?

Ora di teologia. Testi di riflessione. Capita di farlo nelle ore più impensate. In quelle parti di giornata in cui mai mi sarei sognato di mettermi seduto a sfogliare dei volumi. E poi c'è la Quaresima. Ci sono testi di preparazione spirituale al periodo pasquale. Poi c'è internet. Il mio blog. Le domande, le risposte. La mia nuova sezione delle preghiere ai tempi del coronavirus.















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