La montagna trema ancora «Noi, da mesi nell’incubo»

La famiglia Trebo la scorsa settimana costretta ancora a lasciare il maso


di Luca Pianesi


TERMENO. «Qualche sera fa abbiamo aperto l’uscio di casa e abbiamo sentito che la montagna si stava muovendo di nuovo. C’erano dei sassi che lassù si spostavano, cadevano, rotolavano, facevano rumore. Ma tra la nebbia, la pioggia e il buio della notte non riuscivamo a vedere cosa succedeva e allora abbiamo deciso di prendere le nostre cose e di andare a passare la notte in un appartamento a Termeno. Dopo quello che c’è successo meno di un anno fa non ce la sentiamo di rischiare ancora». Impossibile biasimare il signor Herbert Trebo e la sua famiglia: il 21 gennaio scorso, intorno alle 20.30, aperta la porta di maso Freisinger si erano trovati, a un metro di distanza, un masso di oltre 400 metri cubi e uno più piccolo di circa 75 metri cubi aveva centrato il fienile adiacente l’abitazione sventrandolo come fosse di cartapesta. «Quella notte mi ero affacciato alla finestra e ho visto piovere scintille da tutte le parti - racconta Herbert - i sassi scontrandosi tra loro si illuminavano come proiettili e quando uno dei macigni ha centrato il fienile abbiamo sentito un forte botto e visto partire altre pietre, schizzate via dalle pareti della struttura».

Oggi il masso che s’era miracolosamente fermato a un palmo dall’uscio della casa è stato distrutto. Ne rimane solo una parte a ricordare quanto accaduto quella notte. E anche l’altra pietra, quella che aveva attraversato il fienile, non c’è più. E’ stata tagliata con la sega diamantata e rimossa pezzo per pezzo. Ma per il resto, a dieci mesi di distanza, l’area resta “zona rossa” ad altissimo rischio idrogeologico e quando si alternano giornate e notti come le scorse, con piogge costanti e maltempo persistente, Herbert e la sua famiglia non possono guardare la montagna come se nulla fosse.

Signor Trebo come si vive all’ombra della frana in queste giornate di pioggia?

Si vive con un occhio sempre puntato verso l’alto. Finché è giorno e la montagna la vediamo siamo più tranquilli. La possiamo tenere sotto controllo. Ma quando si fa notte o scende la nebbia aumenta l’incertezza e al primo segnale di distacco siamo pronti ad andarcene come è successo la scorsa settimana che appena abbiamo sentito del movimento siamo andati a dormire a Termeno.

Ma non dovevano mettere in sicurezza la zona?

Dovevano. Ma c’hanno messo 9 mesi per far partire i lavori per realizzare il doppio vallo di contenimento dei massi. In questi giorni, infatti, le ruspe sono in quota a scavare. E abbiamo anche convissuto con il masso davanti alla porta per un mese e mezzo. Tanto c’è voluto per far partire i lavori per distruggerlo con la sega diamantata. Noi, quindi, restiamo ancora oggi, a quasi un anno di distanza, in zona rossa e quindi non possiamo fare niente, nemmeno ristrutturare il nostro fienile.

Infatti resta così com’era, sventrato e senza parte di tetto.

Esatto. Siccome restiamo sotto un’area molto franosa senza una vera protezione, almeno finchè non sarà realizzato il doppio vallo, la nostra non è area edilizia e quindi non possiamo fare niente. Dobbiamo lasciare tutto così. In queste situazioni la burocrazia raggiunge dei livelli incredibili, paradossali. Chi è vittima di catastrofi naturali invece che essere aiutato si trova ingabbiato in questioni amministrative assurde.

A 10 mesi di distanza avete trovato un “colpevole”, se c’è, per quanto accaduto?

Non ci sono colpevoli. E’ stato un evento naturale. Noi nel vigneto abbiamo un grosso masso che credevamo risalisse ai tempi della glaciazione. E invece ci siamo resi conto che è identico a quelli che ci sono piovuti addosso a gennaio. L’area è franosa e instabile. C’era anche un bel bosco che ci avrebbe dovuto proteggere, con alberi con tronchi larghi anche un metro e mezzo. Ebbene sono stati spazzati via dai macigni come se fossero di carta. Quella notte è come se fosse esplosa una bomba lassù e i macigni si sono trasformati in saette che hanno abbattuto tutto quello che hanno trovato di fronte. Per fortuna a noi ci hanno risparmiato ma non è facile vivere con questa incombenza sulla testa.

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