L'INCHIESTA

La pista nera del Renon sarebbe «sufficientemente sicura»

Secondo le prime valutazioni, le indicazioni solo in tedesco del divieto di slittare sarebbero chiare grazie ai simboli grafici

IL VIDEO - Slittino, il rischio di incidenti è spesso sottovalutato



BOLZANO. Ad una prima valutazione di massima la pista nera “Schwarzsee 2” (quella indicata con il numero 6), dove ha perso la vita la piccola Emily Formisano, sarebbe risultata sufficientemente sicura lungo tutto il tracciato ed anche le indicazioni sul divieto di affrontarla con una slitta sarebbero state considerate dagli inquirenti sufficienti.

Oltre al cartello di colore giallo con l’indicazione solo in lingua tedesca del divieto di slittare, c’è da valutare anche il simbolo grafico del divieto stesso inserito sul tabellone giallo (contenente anche altre informazioni agli utenti) e su un cartello di tipo stradale su sfondo rosso con una slitta sbarrata. Nel punto dove lo slittino è uscito di pista ad alta velocità andando a schiantarsi contro un albero, poi, non sono state installate reti di protezione in quanto il tratto non è considerato pericoloso per sciatori in grado di affrontare una pista “nera”. Ovviamente il responsabile della sicurezza non ha fatto alcuna valutazione per eventuali slitte che sono semplicemente vietate.

Si tratta, è bene sottolinearlo, di una prima valutazione maturata dopo i sopralluoghi avvenuti nella mattinata di sabato, Ma è questo il punto focale dell’inchiesta perché solo l’individuazione di eventuali carenze nell’informazione fornita agli utenti e nell’installazione delle reti di protezione nei punti più pericolosi del tracciato può far scattare ipotesi di responsabilità colpose nei confronti dei gestori dell’impianto.

L’indagine è nelle mani del sostituto procuratore Luisa Mosna che ovviamente non si è ancora pronunciata.

Sul registro degli indagati per il momento sono state iscritte due persone: si tratta della mamma della piccola Emily di Reggio Emilia e di un responsabile della società che gestisce il comprensorio sciistico del Corno del Renon. In entrambi i casi si tratta di due iscrizioni considerate dalla Procura della Repubblica «un atto dovuto».

 













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