La Provincia blocca mille pensionamenti

L’assessore Deeg ritira l’articolo che prevedeva la messa a riposo d’ufficio. Schaller: «Dubbi giuridici»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Una settimana fa l’annuncio in occasione dell’incontro tra la giunta provinciale e i rappresentanti del mondo economico e sindacale, ieri l’assessore Waltraud Deeg nella riunione della 1ªcommissione legislativa ha stralciato l’articolo 3 del disegno di legge Omnibus che prevedeva a partire da gennaio “la collocazione a riposo d’ufficio, entro 90 giorni dalla maturazione, di coloro che hanno raggiunto i requisiti anagrafici e previdenziali”. Obiettivi: consentire un ricambio generazionale nella pubblica amministrazione, dar lavoro ai giovani e risparmiare. Per il momento però chi ci aveva fatto un pensierino deve rassegnarsi ad attendere. Quanto? Non si sa.

«La materia - dice Engelbert Schaller, storico capo del personale della Provincia - è molto delicata, e proprio per questo verrà affrontata dalla giunta in maniera organica, nell’ambito di una legge che riguarderà l’intera organizzazione del personale. Del resto, anche a livello nazionale, su questo tema si è fatta una parziale marcia indietro».

Quante sono le persone che avrebbero potuto essere interessate dal provvedimento?

«Circa un migliaio».

È vero che - come sospetta il consigliere Urzì - ci sarebbero state pressioni da parte soprattutto di alcuni dirigenti che non vorrebbero andare in pensione: non è che uno di questi sia lei?

«Per quanto mi riguarda lo escludo: se fosse per me, me ne andrei anche domani. Avrei dovuto andare in pensione a fine anno, ma la giunta mi ha chiesto di restare ancora un paio di mesi. E comunque non ci sono state pressioni da parte di nessuno. I problemi sono altri».

Quali?

«Innanzitutto c’è un problema giuridico, visto che la normativa europea non consente di collocare a riposo d’ufficio chi pur avendo i requisiti, andando in pensione avrebbe delle decurtazioni. A questo si aggiunge il fatto che una misura di questo tipo avrebbe messo in ginocchio l’Ufficio pensioni che avrebbe dovuto esaminare oltre mille posizioni. Oltre al fatto che in certi uffici sarebbero andati in pensione contemporaneamente 2-3 dirigenti: ciò avrebbe creato grossi problemi alla macchina amministrativa».

Ma la competenza sulle pensioni di chi è?

«Lo Stato fissa i requisiti. La Provincia stabilisce quanto tempo uno può restare in servizio una volta maturati i requisiti».

Attualmente come funziona?

«In Provincia per restare oltre i 65 anni serve l’ok della giunta e i casi sono rari. Nello Stato ci sono settori dove il personale resta in servizio anche oltre i 70 anni».

E l’accordo sul patto generazionale, tante volte annunciato, è partito?

«No, siamo ancora in attesa del via libera dell’Inps».

L’unico ad aver votato contro il ritiro dell’articolo 3 è stato Alessandro Urzì (Alto Adige nel cuore): «Il ricambio dunque non ci sarà, almeno per ora. E la cosa assurda è che lo stop ai pensionamenti arriva all’indomani della decisione della giunta di sostenere, pagando metà dello stipendio, le aziende che assumono giovani laureati con 5 anni di esperienza per fare ricerca, sviluppo o innovazione».

In linea con la giunta Brigitte Foppa, dipendente provinciale in aspettativa in quanto eletta in consiglio: «Condivido la necessità di un ricambio generazionale, ma a mio avviso bisogna studiare attentamente le ricadute di un collocamento a riposo forzato anche di chi ha i requisiti. Mi risulta che tra questi ci siano molte donne, che avendo spesso lavorato part-time, avrebbero una pensione bassa e per questo preferiscono restare ancora un po’ al lavoro. Ho votato a favore, per non penalizzarle ulteriormente».













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