La provocazione natalizia negli alberi di Meneghetti

Mercatino di Natale, fanno discutere le due opere d’arte che escono dagli schemi L’artista: in una c’è il moto interiore tipico del periodo, nella seconda trovi la vita


di Simone Facchini


MERANO. Se ne può dire quel che si vuole, ma di certo se ne parla. Molti degli alberi natalizi che addobbano la città, quest'anno attirano più che mai l'attenzione. Critiche o plausi da parte di meranesi e turisti. Fanno parte del percorso “Alberi di Natale Merano-collezione 2014”, iniziativa organizzata nell'ambito dei Mercatini. Quello firmato Thun in piazza Terme è il più fotografato, ma mentre le interpretazioni di alcuni autori si sono incanalate lungo binari tutto sommato tradizionali, altre hanno rotto gli schemi. Quelli che più fanno discutere sono i due alberi ideati e realizzati da Renato Meneghetti, artista e designer veneto. Nelle sue due opere in molti vedono una provocazione bella e buona, distante dallo spirito del Natale. «Provocazione sicuramente sì - spiega Meneghetti - lontana dallo spirito natalizio decisamente no. Amo l'idea che lo spirito natalizio sia un moto interiore che ci spinga a gesti caritatevoli, di bontà nei confronti di chi può meno di noi, o non può proprio condividere il Natale. Ecco, la provocazione ha come “mission” far riflettere».

Natale festa della Cristianità: l'albero intitolato “Indifference”, quello dei volti inermi che fissano l'interlocutore visivo che transita in corso Libertà, si ricollega all'indifferenza “male del mondo globale” di cui parla Papa Francesco?

«Questo è il punto. Senza tema di smentita e di presunzione posso affermare di aver anticipato di ben dieci anni il messaggio di Papa Francesco perché "Indifference" è stata da me creata ed esposta al museo nazionale di Palazzo Venezia a Roma nel 2005. Comunque il messaggio del Pontefice è l'esatta spiegazione di quello che la mia installazione vorrebbe trasmettere».

Quelle teste, fra l'altro, sono uno dei suoi marchi di fabbrica e sono comparse negli anni scorsi in altre situazioni, sempre suscitando grande curiosità.

«Le "teste" sono una delle mie tante installazioni, forse la più esposta e forse la più discussa perché interattiva, coinvolge il pubblico che diventa parte e autore dell'opera distruggendola e rubandola. Ad ogni mostra ne vengono sottratte circa 500 e frantumate più di 1.000, i cocci e i frammenti generano circa 3.000 sculture che il pubblico prende come souvenir. L'opera è stata esposta in molte piazze e musei, anche ad Art Basel, la fiera d'arte contemporanea più importante del mondo».

Nell'albero “Sensazione minima”, all'ingresso del palazzo municipale, le immagini di corpi umani e animali ai raggi X sono forti, c'è chi parla di un pugno nello stomaco.

«Purtroppo nell'immaginario collettivo la radiografia è vissuta e associata alla malattia, alla morte. Difficilmente il pubblico coglie il concetto del colore simbolo di vita, di vitalità. È il colore che trasforma la radiografia e le dona una valenza diversa. Sono convinto, ed è quanto cerco di trasmettere, che tutto ciò che possiamo incontrare e vedere in natura è anche dentro di noi, bisogna semplicemente saper “leggere” le lastre con un'ottica diversa da quella del medico. Un cielo nuvoloso lo vedi nei polmoni, un mare in tempesta lo abbiamo nel cervelletto, un albero dai rami secchi lo scovi nel sistema venoso. Ho scavato dentro l'uomo per cercare la verità, purtroppo non l'ho ancora trovata. L'installazione pone il pubblico di fronte a se stesso, come allo specchio. Il messaggio natalizio che da questa installazione dovrebbe arrivare è questo: cerca dentro te stesso, e apri il tuo cuore per donare un sorriso a chi di sorrisi non ne ha più».

Ma l'albero di Natale a casa sua, com'è? Non ci dica coi nastrini e le palle dorate.

«Invece è proprio nastrini e palline dorate, classico e banale perché la mia famiglia è da tempo sensibilizzata ai temi sopra espressi, che mettiamo in pratica invitando al pranzo di Natale una decina di indigenti facendo vivere il calore familiare a chi una casa e una famiglia non ce l'ha».

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