La rivolta dei prof: italiano svilito con le nuove regole

Lettera di 60 professori per bloccare la riforma dell’esame di maturità «È trattato come una qualsiasi lingua straniera: tralasciate storia e cultura»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. L’insegnamento dell’italiano nelle scuole di lingua tedesca svilito, trattato alla stregua di una qualsiasi lingua straniera. Sarà questo - secondo molti professori di italiano nelle scuole tedesche - il pericoloso effetto della riforma dell’esame di seconda lingua alla maturità - vale per le scuole di entrambi i gruppi - che a partire dall’anno scolastico in corso diventa, se non uguale, molto simile ai test per ottenere le certificazioni linguistiche.

Ed è per questo e per le conseguenze che nel medio e lungo periodo si avranno nei rapporti tra i due gruppi - non per la cattiva volontà di adeguarsi alle nuove modalità d’esame - che un gruppo di una sessantina di professori di italiano nelle scuole tedesche ha inviato una lettera-appello al Ministero chiedendo che il nuovo esame venga bloccato. Ciò anche in virtù del fatto che Roma ha già annunciato la volontà di eliminare la terza prova (quizzone) dell’esame di maturità in cui, per l’Alto Adige, è prevista la verifica della conoscenza di seconda lingua.

A farsi portavoce delle preoccupazioni di gran parte del corpo insegnante, quattro docenti - Alessandra Spada, Oriana Marchese, Silva Manzardo, Marco Bertorelle - di scuole diverse - il liceo scientifico, il liceo delle scienze umane e il liceo classico ad indirizzo linguistico. In comune due cose: una lunga esperienza in classe e la passione per il proprio lavoro.

«La nuova formula della prova di seconda lingua - dice Alessandra Spada - è l’ultima ciliegina di un processo politico di discredito del nostro ruolo: da mediatori culturali, ovvero da coloro che attraverso l’insegnamento dell’italiano fanno conoscere ai giovani sudtirolesi la storia, la cultura, le abitudini dell’altra parte della popolazione che vive in questa terra - elementi indispensabili per comprendersi - a insegnanti di lingua straniera che devono avere come obiettivo principale quello di farti passare un esame concepito con la formula del test al quale si risponde mettendo quattro crocette. Le ore di italiano che una volta erano 5 alle superiori, poi ridotte a 4 e in qualche caso a 3, verranno usate per questo».

Sull’importanza dell’italiano come seconda lingua, e non come lingua straniera, nella formazione dell’identità dei ragazzi insiste anche Marco Bertorelle che spera ci sia ancora lo spazio per un ripensamento della riforma: «Gli studenti sudtirolesi, ma il discorso vale ovviamente anche viceversa, per andare in Europa hanno bisogno di conoscere le loro radici che affondano in una terra che ormai è un mix della storia e della cultura di entrambi i gruppi. L’italiano inteso come approfondimento della storia dell’altro, sta alla base della convivenza. Ma questo significa insegnare l’italiano attraverso la letteratura, la storia, la geografia e non ridurre tutto ad un test». Ne è fortemente convinta anche Silva Manzardo: «La letteratura è uno strumento molto stimolante per imparare l’italiano e per questo piace agli studenti. Comunica quelle emozioni di cui i nostri studenti sono assetati. Veder appiattito tutto questo a semplici crocette e molto triste». «Anche perché - sottolinea Oriana Marchese - le certificazioni linguistiche ci sono già e i nostri ragazzi sono sicuramente in grado di affrontare questo tipo di esame. Non si vede dunque perché ridurre la scuola ad uno strumento per ottenere la certificazione, invece che valorizzarne il ruolo culturale. Non dimentichiamo che per molti studenti sudtirolesi le lezioni di italiano sono un’occasione importantissima per incontrare la cultura dell’altro»













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