«La sala scommesse all’ippodromo non rischia chiusure»

Martone (Merano Galoppo) e la legge sui locali da gioco «La nostra concessione viene dal ministero delle finanze»


di Ezio Danieli


MERANO. La sala scommesse all'ippodromo di Maia non rientra fra quelle che la Provincia potrebbe chiudere nel rispetto della legge provinciale attualmente in vigore che prevede, fra l'altro, una distanza di almeno 300 metri delle sale gioco da luoghi "sensibili" come scuole, convitti giovanili o luoghi di aggregazione per giovani. I 300 metri di distanza valgono anche per impianti sportivi o ludici. Proprio questo dettaglio è stato commentato, di recente, sul nostro giornale da un addetto di Bolzano di una sala giochi, che ha sollevato il problema della distanza, che sarebbe di cinquanta metri soltanto, fra la sala scommesse dell'ippodromo da Meranarena.

A parte il fatto che i metri sono molti di più, c'è da sottolineare che la concessione per esercitare le scommesse all'ippodromo non è rilasciata dalla giunta provinciale, ma è una concessione governativa rilasciata ai gestori di Maia e legata soltanto all'attività ippica che si svolge all'ippodromo di via Palade.

La conferma viene da Giovanni Martone, presidente della Merano Galoppo che gestisce l'impianto ippico di via Palade: «La nostra concessione ci viene direttamente dal ministero delle Finanze attraverso i Monopoli di Stato ed è limitata alle sole giornate di corse. Quindi siamo tranquilli. Meglio sarebbe, in linea di massima, che non ci fossero discordanze fra governo centrale e governi periferici: danno origine infatti a confusione con il solo concessionario che rischia nell’insieme di disposizioni che ci sono. Ripeto: all'ippodromo di Maia tutto è in regola. La stessa distanza da zone sensibili, chiesta dalla Provincia, è pienamente rispettata».

Nella querelle, determinatasi per quanto riguarda le sale gioco, si inserisce anche il Comune. Dice l'assessore Nerio Zaccaria: «Il Comune continua ad intervenire nei bar dove ci sono le macchinette mangia-soldi: i nostri vigili hanno lo specifico incarico di chiudere quei locali in cui vengono trovate le macchinette. Caso diverso è invece quello in cui le sale gioco si trovano all'interno della fascia sensibile prevista dalla legge provinciale. In questo caso tocca alla Provincia intervenire direttamente».

In Alto Adige ogni anno per alimentare il gioco d'azzardo vengono spesi 60 milioni e la Provincia incassa dal gioco 21 milioni di tasse. Di queste 300 mila euro rientrano in circolo sottoforma di investimenti pubblici nella prevenzione, riabilitazione e trattamento delle persone colpite da questa tipologia di dipendenza. Dei 60 milioni oltre la metà, 39, vengono spesi nelle slot machine, 6 nei concorsi tipo gratta e vinci, 1 nel bingo. Le scommesse sportive invece sono in forte calo e si fermano a meno di un milione. Sempre stando ai numeri, risulta che in Italia i giocatori accaniti siano oltre 800 mila, 100 mila dei quali minorenni.













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