La sfida di Kompatscher: più italiani nei ruoli chiave

Il candidato presidente provinciale della Svp: basta con gli esami di autonomia. Sulla toponomastica: contrario alle trattative segrete, serve trasparenza


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Se il disagio (italiano) non esiste, perché sarebbe solo una categoria dell'immaginario, esistono ancora i disagiati (italiani)? Alberto Stenico (candidato di Scelta Civica) lo chiede ad Arno Kompatscher (candidato Landeshauptmann). «La Svp non è stanca di tenerci in disparte?». E lui: «La Svp non so, di certo sono stanco io». E poi Kompatscher elenca una serie di cose che, oggettivamente, marcano un confine tra ieri e domani.

Dice, nell'ordine: che agli italiani non si deve più chiedere di fare esami di autonomia; che la Svp deve smetterla di tenersi questo alibi per non chiamarli a decidere con lei; che è tempo che gli italiani non facciano più i vice ma anche i presidenti magari a rotazione (come ha proposto per il nuovo Polo bibliotecario); che sulla toponomastica sono stati fatti gravi errori in termini di assenza di trasparenza; che sui nomi ci vuole più buon senso e condivisione («basta coi talebani anche tedeschi») e che, infine, lui conta di azzerare tutti i capitoli di spesa nel bilancio e di rivederli ex novo.

Basta? «Basta che poi lo dica anche alla Svp» sibila un vecchio navigatore della politica al Circolo della stampa nell'incontro organizzato da Scelta Civica con un titolo inequvoco «Kompatscher e gli italiani». Ma ci sono alcuni passaggi che potranno indubbiamente marcare la campagna elettorale. Ad esempio: «Non c'è stato molto patriottismo autonomistico perché l'autogoverno è stato spesso visto come momento di divisione. Ecco, io dico che un rapporto di fiducia tra italiani e tedeschi non si crea con gli accordi segreti». Sulla toponomastica? «Anche. Ma anche per la giunta».

Sui nomi Kompatscher ha mostrato di voler distinguere tra prassi politica («che errore tenere tutto segreto») e contenuti: «Non sono stati scelti dei nomi da tenere o cancellare, ma è stato scelto un metodo e questo è bene. Il metodo è: se un nome io lo uso va tenuto. Italiano o tedesco che sia». Importante, per Kompatscher, è avere eliminato la madre di tutti i guai, il concetto di nome storico. E poi: «Ora si va in Consiglio e qui finalmente si discuterà. E ci sarà una commissione partitetica. In quell'occasione ci sarà modo di aprire una discussione che, putroppo, non è avvenuta in sede governativa per la segnaletica di montagna. E allora tutti i gruppi avranno potere di veto e, dunque, di presenza negli accordi. Ma chiedo anche ai miei: rendete subito pubblica l'intesa appena firmata e parliamone subito apertamente». L'importante, per il candidato presidente, è che si tolga questa mina dal cammino e si disinneschino le centrali del nazionalismo identitario.

Ma i nomi sono identità, gli ha chiesto Stenico. E poi anche Cirimbelli, e Stablum, tutti candidati nella lista di Scelta Civica.

«E l'impegno è prendere spunto dalla prossima discussione in Provincia, perché nessuno perda nulla di importante per sé», ha risposto Kompatscher.

Ma in tempi di crisi, e di tagli, non è che la sbandierata convivenza crollerà sotto la frana della spending review? Qui Kompatscher ha elencato una serie di step del proprio programma economico.

Eccoli. Azzeramento dei capitoli di spesa per scoprire sprechi ovunque; basta prevedere contributi che spingono a investire anche se non si deve, meno carichi per imprese e cittadini, che poi decidano dove investire; e poi, ultima ma non ultima, autonomia fiscale con richiesta della Provincia di gestire le agenzie delle entrate. «Non avrà più alibi lo Stato ma neppure noi».

Ora la campagna elettorale entra nel vivo. E Scelta Civica, vista l'atmosfera che si respirava ieri sera nella sala affollata, pare intenzionata ad aggiungersi al Pd come interlocutore della Svp, quando si apriranno le trattative per il prossimo governo provinciale.

Le "mani libere" di Kompatscher.

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